"Tenemmo d’occhio la terra dipinta di verde,
concedendole tutti i giorni e mesi che le sarebbero
occorsi, pazientando e sperando che il tempo fosse
clemente e assecondasse la crescita di quegli esili fili
d’erba che si sarebbero trasformati presto in spighe
rigogliose e dorate." 

Da Il forziere di Ada di Luisa Staffieri

Il libro parla dell'amore condiviso da due donne, nonna e nipote, per la terra. Terra nel senso più concreto del termine ma anche terra nel senso di luogo. La terra di cui si parla è il Tavoliere delle Puglie, una pianura enorme, contornata dal Gargano e dal Subappennino danno, battuta dal vento e baciata molto spesso dal sole. Una pianura che a seconda delle stagioni è verde o gialla o del colore proprio della terra. Una pianura che quando torno da un viaggio in altre bellissime zone del nostro paese per me vuol dire casa e che è talmente parte di me che nel ritrovarmici mi si spalanca il cuore. La ricchezza di questa terra è, o forse è meglio dire era, il grano. Anche la nostra città, Foggia, dalla tradizione granaria prende il nome, che deriva da fovea, ovvero le antiche fosse in cui il grano veniva conservato.

Immagine di copertina del libro "Il forziere di Ada"Da questo amore è nato il desiderio di pubblicare Il forziere di Ada, in un momento in cui la coltura del grano duro è messa in ginocchio a causa delle importazioni di grano estero scadente, da zone non vocate, dove il clima avverso costringe all'uso del gliphosate per far seccare i chicchi, in campi dove si deve raccogliere il grano addirittura con la neve!

E dove, sempre a causa del clima, si sviluppano malattie fungine che provocano la formazione del DON, una micotossina nociva per l'alimentazione umana. Perché viene importato questo grano ed usato dai nostri pastifici? Perché costa poco innanzitutto e poi perché è ad alto contenuto proteico. Parliamo di glutine, una proteina che è utile all'industria perché conferisce elasticità e rende più facile la pastificazione e l'essiccazione ma è tutt'altro che utile che sia alta, per chi consuma, perché diminuisce la digeribilità e aumenta la gluten sensitivity.

Ma chi fa la spesa e consuma può fare la differenza. Diamo la preferenza ad una pasta sana, fatta con grano duro italiano. Non fidiamoci della dicitura Made in Italy su un pacco di pasta che indica solo che quella pasta è prodotta in Italia, ma non con materia prima italiana. La cerealicoltura italiana ha bisogno di essere sostenuta e chi consuma ha diritto a prodotti sani e di qualità. Scegliamo i piccoli marchi che indicano l'uso di solo grano italiano, scegliamo la pasta fatta con farina macinata a pietra, abituiamoci a valutare con il gusto, a scegliere la pasta che sentiamo essere più buona e più digeribile.

Scopriamo che se la pasta in cottura si spezza un po' è una cosa positiva, perché vuol dire che è più digeribile. Abituiamoci all'idea che per il prodotto più importante della nostra dieta dobbiamo spendere qualche centesimo in più a piatto. Comprendiamo che non è solo il condimento a rendere buono un piatto di pasta.
Il libro sostiene Granosalus, un'associazione che mette insieme produttori e consumatori per dare voce ai produttori di grano duro e rassicurare i consumatori e che sta effettuando a proprie spese le analisi delle paste in commercio per fornire informazioni di fondamentale importanza a consumatori e consumatrici. 

www.granosalus.com

 

Donatella Caione, editrice 

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