che devo fare in questa situazione?

Intraprendere la strada della fecondazione assistita significa percorrere una strada in salita sia fisicamente che mentalmente. Non è facile decidere di iniziare e non è facile saper superare le sconfitte e andare avanti, così come non è facile saper dire basta.
In questo forum Il Dottor Micioni cercherà di rendere questo percorso meno difficile.

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brillygio
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che devo fare in questa situazione?

Messaggio da brillygio »

Ci siamo conosciuti quasi 4 anni fa ed abbiamo iniziato a vivere assieme dopo meno di un anno. È stata una storia difficile fin dal primo giorno, non c'è stato nulla a nostro favore se non il nostro amore, il bisogno l'uno dell'altro e la mia famiglia che mi ha sostenuta in questo percorso. Inizialmente pensavo fosse più autonomo e indipendente positivo caratterialmente e pronto o comunque proteso a costruire un nuovo futuro consapevole del fatto che non sarebbe stata la continuazione del passato mentre lui probabilmente pensava che io fossi una che si sarebbe adattata a vivere secondo i suoi canoni (e quelli della consorte defunta). Lui (43 anni), vedovo da una moglie con cui aveva condiviso tutta la vita e con la quale era cresciuto amalgamandosi gradualmente e senza interferenze di nessuno (né amicizie intime/ex, né le famiglie), una bimba piccola e una famiglia (quella di lui) che se n'era impossessata (nel vero senso della parola) dopo la perdita della moglie; cercando di rifarsi una vita ha conosciuto ovviamente delle persone (più o meno serie) che non voleva poi eliminare perché ancora non concepisce che le persone si possano o si debbano allontanare se non a causa della morte (e ovviamente non concepisce che queste possano interferire sulla tranquillità familiare). Io (41 anni) vissuta praticamente sempre da sola a causa della sfiducia nel riuscire ad essere amata dopo una serie di batoste (platoniche e non, amori non ricambiati, ecc); ho rinunciato dieci anni fa alle soddisfazioni lavorative per un mutuo in seguito ad una storia andata male pensando (fin da ragazzina) che la vera felicità per me sarebbe stata quella di diventare mamma e di avere una famiglia, magari numerosa, amorevole, felice e tutta mia. Abbiamo lottato fin dal primo giorno per stare insieme. Ho annullato praticamente tutta la mia vita precedente per dargli tutta la sicurezza e la presenza di cui avevano bisogno sia lui che la bambina. Volevo per lo stesso motivo che lui lasciasse da parte tutte quelle amiche che a mio avviso avevano un feeling troppo forte e personale o che erano troppo facili e disponibili o che riponevano speranze sulla fine del nostro rapporto e questo ha causato grossi scontri ed incomprensioni tra noi. È già difficile vivere sapendo che pensa tutti i giorni alla sua prima moglie, che la rimpiange quotidianamente e sentirmi dire in varie occasioni che io non sono come lei, che lei gli rendeva la vita più facile, lo capiva di più ed aveva cieca fiducia in lui. L'ho sempre sostenuto nei momenti difficilissimi con la sua famiglia (che oltretutto non mi accettava e tanto meno accettava il mio ruolo di genitore) e nel riportare a casa la bimba che da quest'estate finalmente mi chiama mamma, rimanendogli accanto in ogni (anche pesante) controversia ed intromissione da parte loro che rendeva più difficile l'avvicinamento tra noi e la piccola ed il nostro ruolo di genitori. Ho lottato per trasformare e rinnovare la sua casa per poterci vivere meglio (e anche se ha ammesso che le ho ridato vita, mi rinfaccia ad ogni occasione i soldi spesi dicendo che preferiva in ogni caso averli in tasca e che io avrei dovuto vivere nella sua casa così com'era, con tutto preparato su misura per la sua vita precedente, perché secondo lui un'altra al mio posto si sarebbe adattata). È stata davvero dura per entrambi, i momenti difficili sono stati molti e spesso siamo arrivati a dirci cose molto negative e quasi a lasciarci (se non fosse stato per la bambina forse una o due volte sarebbe anche successo), nelle liti peggiori mi ha più volte detto di andarmene per salvare la nostra salute mentale perché le nostre diversità di opinioni e di abitudini ci avrebbero distrutti. Abbiamo rinviato il matrimonio di un anno perché non ero convinta che lui fosse pronto e in tutto questo "casino" forti della profondità del sentimento che ci univa e del fatto che comunque non potevamo stare uno senza l'altro provavamo ad avere un figlio pur se con molta meno convinzione da parte sua. Ora ci siamo sposati (da 2 mesi), i problemi con la sua famiglia si sono molto appianati, le sue amiche sono sparite o allontanate (io ci spero davvero mentre lui me lo rinfaccia ancora), ma il figlio ancora non arriva e a questo punto vorrei ricorrere a rimedi estremi mentre invece lui non ne vuole sapere... il che sta creando un'ulteriore problema tra noi. Ho già provato negli ultimi 2 anni a dirgli tutto quello che provo per fargli capire la mia tristezza, la mia difficoltà e il mio malessere, ma lui non lo capisce e non lo vuole capire. Dice che alla sua età ormai non vuole neanche più figli e che dovrei smetterla e mettermela via, non vuole andare oltre, non vuole farlo, è eticamente contrario, non vuole rischiare la mia salute o quella dell'eventuale bambino a causa delle cure o del parto ed è convinto che ogni donna già con famiglia al mio posto se la sarebbe messa via, dice che lui è stanco e alla sua età e con tutto quello che ha passato, vuole solo stare tranquillo mentre io pretendo sempre qualcosa e gli creo sempre problemi. Gli ho rinfacciato di non aver pareri femminili validi e di essere egoista, così ha chiesto a sua sorella, che però ha già un bimbo ed è poco propensa ad avere il secondo perché lo ritiene "poco gestibile" (ma scommetto che alla fine lo farà, come ha fatto mia cognata che la pensava allo stesso modo e tante altre coppie) e lei gli ha risposto che abbiamo ragione entrambi ognuno dal nostro punto di vista e che lei non trovandosi nella situazione non sa se lo farebbe ma l'idea la spaventa. Forza di questo, mi ha detto che lui non ha torto ed io sono l'egoista, che lui non vuole essere motivo della mia infelicità ma non vuole rischiare di rovinarsi la vita e che se per me questo è un problema tanto grande ..sono libera di annullare il matrimonio e di trovarmi un'altro uomo che sia disponibile. Bella soluzione no? Tutta quella psicologia che riguarda il desiderio di maternità, i rischi psicologici e le conseguenze sul rapporto non esistono per lui, perché sono solo capricci. Secondo lui non esiste il lutto per una persona che non è mai esistita e il voler essere madre a 41 anni è solo un fattore egoistico, una mia soddisfazione personale... Cosa devo fare? Come ne posso uscire? Non me ne va una dritta.... e sto malissimo, il nostro rapporto in questi giorni è pessimo questa volta credo che il suo amore per me non sia più così forte....

DrGiovanniMicioni
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Messaggio da DrGiovanniMicioni »

Gentile signora,

comprendo il suo stato d’animo e la sofferenza personale e relazionale che state vivendo e l’impressione che ho dal suo scritto è che lei in questi quattro anni, di convivenza e poi di matrimonio, abbia rincorso delle situazioni che dovevano già essere chiarite.
Mi chiedo se ha preteso troppo dalla vostra relazione o se non vi è stata e non vi è una resistenza da parte del convivente e poi marito a chiudere un capitolo, ad elaborare il lutto della perdita della prima moglie, per investire pienamente ed adeguatamente in una nuova realtà.
Probabilmente, come lei dice, lui si aspettava che lei s’inserisse nella sua vita adattandosi ai suoi bisogni ed esigenze ed alla consorte defunta ma ciò è una pretesa assurda ed una richiesta alienante soprattutto per chi non vuole solo svolgere un ruolo “missionario” e da “infermiera” nella relazione di coppia.
Ma è chiedere tanto essere riconosciuti per quello che effettivamente si è o si vorrebbe essere?
È espressione di egoismo pretendere che l’altro ci riconosca nella nostra particolare individualità?
Non credo cara signora e quello che colpisce è che nonostante le incomprensioni reciproche, la sofferenza ed i momenti conflittuali siete rimasti uniti in questi 4 anni ed ultimamente vi siete sposati e dice perché uniti da un profondo sentimento d’amore e dal bisogno d’entrambi di non poter vivere senza l’altro.
Sembra però che il suo amore e la sua tenacia qualche effetto l’abbiano avuto: le amiche concorrenti sono allontanate, la famiglia di lui sembra meno invadente e più disponibile, la bambina di lui è tornata a vivere con voi e soprattutto da quest’estate la chiama mamma, ha ridato vita alla casa apportando dei cambiamenti ma lui lo riconosce solo in parte e con delle riserve e, nonostante le difficoltà, in questo anno avete provato a ricercare un figlio ma pare non con un convinto desiderio da parte di lui.
Ed è come se le mancasse sempre qualcosa e non venisse mai pienamente soddisfatta dall’altro; ma c’è da chiedersi se la manca solo il figlio desiderato fin da ragazzina quando fantasticava di diventare mamma, d’avere una famiglia, magari numerosa, amorevole, felice, e tutta sua o se, oltre a questo pur importantissimo desiderio di realizzazione di sé, non le manca quella consapevolezza e fiducia di sentirsi amata ed accettata completamente dall’altro?
Non è questo che dovrebbe far comprendere e richiedere a suo marito od elaborare più puntualmente con se stessa?
Comprendo che a 41 anni e non restando incinta e vivendo la crisi dell’infertilità pensi di ricorrere a qualche aiuto ma perché a rimedi estremi?
Ci sono effettivamente dei problemi d’infertilità in voi? Suo marito rifiuta di fare qualche accertamento? O effettivamente lui ritiene che alla vostra età un figlio sia “un rischio” troppo elevato che non vuole assumersi?
Credo cara signora che al di là del non sintonico desiderio di figlio ci siano in voi altre dissonanze ed incomprensioni personali e di coppia che andrebbero chiarite per cui ritengo che sia molto indicato farvi aiutare psicologicamente per vedere, e se entrambi lo volete, come investire meglio e di più sulla vostra relazione e senza la sensazione di dover perdere e fare delle rinunce irreparabili.

brillygio
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Messaggio da brillygio »

....se non vi è stata e non vi è una resistenza da parte del convivente e poi marito a chiudere un capitolo, ad elaborare il lutto.....
In effetti credo per lui sia stato molto difficile, la adorava, aveva sacrificato tutta la vita per realizzare con lei i loro progetti ed ha perso tutto in breve tempo, poco dopo la nascita della bimba... da qui credo anche una certa paura per il parto e la volontà di ricominciare nonostante non fosse pronto... voleva dare una vita normale alla figlia.
....le manca quella consapevolezza e fiducia di sentirsi amata ed accettata completamente dall’altro?....
Anche questo credo sia vero, tutte le difficoltà a cui sono andata incontro in questi anni non mi hanno certo fortificata e lui non capisce questa mi insicurezza, la ritiene immotivata perché a suo dire dovrei solo credergli quando dice che sono l'unica cosa importante della sua vita e pretendere meno da lui come persona... ma il mio ruolo non mi è certo stato regalato, non è arrivato di diritto come alla precedente moglie... la nostra relazione non è facile ce ne rendiamo conto, io ho lottato troppo per lui e questo mi ha lasciato un'insicurezza nei suoi confronti che lui non capisce, in quanto ritiene di aver avuto lui per primo la parte più difficile.
....Ci sono effettivamente dei problemi d’infertilità in voi?.....
Gli esami di entrambi sono regolari, ma neanche le 3 IUI sono servite.. quindi può essere solo una questione di età o di psiche presumo. Il fatto che lui non desidera tanto quanto me il figlio deriva dal fatto che essendosi sempre sacrificato in precedenza (per raggiungere gli obiettivi che aveva con la precedente moglie) ritiene di non aver vissuto appieno la sua vita, dalla paura della PMA e delle conseguenze che può avere su di me o sull'eventuale bimbo, dalla spesa rilevante e forse inutile ed infine dalla differenza di età che avremmo a questo punto col bimbo. Vista la tristezza che mi ha assalita in questi giorni, abbiamo parlato ancora, alla fine ha deciso di venire almeno alla consulenza per chiarire idee, dubbi e probabilità sulla PMA. È già qualcosa, credo... io comunque sono molto tesa e ansiosa e timorosa... spero che questo non incida sull'esito finale...

DrGiovanniMicioni
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Messaggio da DrGiovanniMicioni »

Gentile signora,

è importante che suo marito, visto la sua tristezza per il frustrato forte desiderio di maternità, sia stato disponibile a parlarne ancora con lei ed a comprendere il suo vissuto, decidendo di venire alla consulenza sulla PMA che spero possa chiarire i dubbi e le paure rimanenti.
Di nuovo colpisce lo sforzo che lei deve fare e le attese che deve subire per vedere accolto un suo desiderio e però le ripeto e richiamo….Ed è come se le mancasse sempre qualcosa e non venisse mai pienamente soddisfatta dall’altro; ma c’è da chiedersi se le manca solo il figlio desiderato fin da ragazzina…….o se, oltre questo pur importantissimo desiderio di realizzazione di sé, non le manchi quella consapevolezza e fiducia di sentirsi amata ed accettata completamente dall’altro?
Non è questo che dovrebbe far comprendere e richiedere a suo marito ed elaborare più puntualmente con se stessa?
Se vi sarà una indicazione di tentare probabilmente una FIVET e se il marito la accetterà, mi auguro che sia da voi vissuta come un tentativo certo molto importante e “costoso” psicofisiologicamente di aumentare le possibilità di realizzare il vostro desiderio di figlio/a e non come una prova assoluta e totalizzante di riuscita e quindi molto angosciosa.
Credo gentile signora che entrambi dobbiate meglio “fare i conti” con i vostri fantasmi passati e presenti per liberare più adeguatamente il vostro campo affettivo interno e relazionale e consecutivamente forse sentirvi comunque più soddisfatti delle realtà e cose che vi uniscono e che avete oltre che poter investire meglio sui desideri e sulle realizzazioni dell’incerto futuro.
Ritengo che possa essere importante ed opportuno, se entrambi lo volete, chiedere un sostegno psicologico che possa ulteriormente aiutarvi a chiarire il vostro vissuto e decisioni.
Con cordialità.

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