Le barriere della Comunicazione

Adolescenza: i nostri figli stanno crescendo e noi ci troviamo di fronte a nuove sfide: primi amori, sessualità, studio, conflitti, scelte per il futuro, scontri, disagi. Questo è il posto in cui possiamo confrontarci, discutere, aggiornarci come educatori, genitori e figli.

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Lora
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Le barriere della Comunicazione

Messaggio da Lora »

esatto smilla

Lore, declinare un metodo in ogni specifico singolo caso è impossibile. Questo è un metodo per favorire la comunicazione (e non unicamente con i figli, ma noi qui di loro parliamo) in un contesto conflittuale o per evitare quei conflitti che minano seriamente la relazione o che semplicemente inducono i figli a non parlarci.
Se mio figlio mi dovesse dire "che palle la scuola, non ne posso più, domani non ci vado" è assai probabile (magari non tu ma parliamo in generale) che gli risponderei:

Dai, che la scuola è bella, sarà un momento di stanca, ma poi vedrai che ti passa, anche a me non piace andare a lavorare ma ci vado tutti i giorni, e domani altro che se ci andrai!!

Alla meglio otterrei silenzio, alla peggio aveva tante altre cose da dire, aveva sentimenti dentro che avrebbe potuto condividere, ma ho stroncato tutto sul nascere.

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sabrutta
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Re: Le barriere della Comunicazione

Messaggio da sabrutta »

Molto interessante.
Alcune cose riesco istintivamente a evitarle.. altre ci casco con tutte e due le gambe!

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lore
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Re: Le barriere della Comunicazione

Messaggio da lore »

Hai ragione.

Le proprie incertezze educative magari trovano riscontro o conforto o vengono sovvertite dalla teoria del manuale di comunicazione costruttiva.

Nonostante si sappia quale sarebbe il modo migliore di comunicare, si sbaglia ancora e si sbaglia spesso (parlo per me)

Nel caso specifico ad un figlio avevo risposto “hai ragione, la scuola è una palla assurda! Stai a casa con la mamma che ha bisogno di te!” Un po’ tra l’ironico e il faceto [GRINNING FACE WITH SMILING EYES]

A qualcun altro probabile che abbia risposto “ci vai perché è così e basta” non è che abbia sempre voglia di essere empatica.

Ci sono dei momenti che queste “regole” è opportuno che le utilizzino loro con me.
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Re: Le barriere della Comunicazione

Messaggio da Lora »

lore, il punto centrale di questa modalità comunicativa è aiutare l'altro (il figlio) a riconoscere i propri sentimenti, a esprimerli e a innescare un meccanismo di autosoluzione. Evitare quelle modalità elencate significa dire "ti sto ascoltando, parlami".

Se dice che la scuola fa schifo e di non volerci andare, noi ci fermiamo a quello che stiamo sentendo in quel momento, e ci aggiungiamo tutte le nostre preoccupazioni, ansie, aspettative. Magari buttiamo lì un "perché?", ma non basta affinchè si sentano liberi di esprimere ciò che in realtà stanno provando in quel momento, perché magari ancora nemmeno loro sanno dare un nome a ciò che provano (e sempre che il "perchè?" non sia già intriso di sentimenti negativi in proposito che magari esprimiamo con il linguaggio non verbale o con la tonalità della voce).

Quindi, perché la scuola gli sta facendo schifo? perché ce lo sta dicendo quando probabilmente sa cosa gli risponderemo? Cosa vorrebbero dirci in realtà?
Non lo sapremo mai, né dicendogli che può stare a casa, né obbligandolo ad andare.

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Re: Le barriere della Comunicazione

Messaggio da lore »

Sì, ci sono dei sentimenti che sono solo loro e difficilmente, anche con tutta la buona volontà e creanza del mondo, non porteranno mai in superficie. Bisogna rispettare anche questo.
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Re: Le barriere della Comunicazione

Messaggio da lore »

Il perché è una parola inquisitoria che da molto fastidio. Anche quando è utilizzata con tono pacifico e amorevole. Onestamente non piace neppure a me. Lo trovo un giustificativo non necessario


Comunque su un gruppo di FB che frequento per via della mia malattia, è risultato che la richiesta “come stai?” è odiata dalla maggior parte delle persone che hanno malattie croniche.

Questo per dire che la comunicazione è una materia complessa e anche quando pensi di averla studiata per bene sfuggono sempre delle sfumature. In ogni fase della vita e in ogni situazione bisognerebbe comunicare in un determinato modo. Non sempre si riesce e non sempre ne siamo in grado.
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Re: Le barriere della Comunicazione

Messaggio da Lora »

lore ha scritto:Sì, ci sono dei sentimenti che sono solo loro e difficilmente, anche con tutta la buona volontà e creanza del mondo, non porteranno mai in superficie. Bisogna rispettare anche questo.
concordo con te che ci siano aspetti che sono loro e privati e tali debbano restare.
Ma se è proprio lui che vuole dirti qualcosa? e tu non riesci a trasmettergli che lo stai ascoltando? che non è "sentire" quello che dicono, ma (secondo ciò che è la comunicazione efficace) un ascolto "attivo" che mette da parte giudizi, preconcetti e la tentazione di insegnare qualcosa, per favorire la comunicazione che il figlio sta cercando di avere e, possibilmente, il fatto che sia lui ad arrivare alla risposta che cerca. Non sei tu che vuoi carpirgli cose, è lui che sta provando a parlare.

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Re: Le barriere della Comunicazione

Messaggio da Lora »

lore ha scritto: Non sempre si riesce e non sempre ne siamo in grado.
ci si può provare :)
credo che l'obiettivo valga il tentativo.

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Re: Le barriere della Comunicazione

Messaggio da lore »

Certo che ci si può provare.

L’obiettivo è molto importante e te lo dice una mamma che ha fatto di tutto per mantenere aperti i famosi canali della comunicazione. Probabilmente sono fortunata (anche se non credo alla fortuna/sfortuna) perché di grossi problemi non ne ho mai avuti coi figli. Qualcosa ho sbagliato di sicuro, con loro ma anche con me stessa, perché essere sempre così “attiva, presente e auscultante” nel rapporto familiare é faticoso e logorante, diciamo che lo è stato per me.
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Re: Le barriere della Comunicazione

Messaggio da Lora »

alexp ha scritto:Parliamone...
Io fallisco miseramente, mi sa...
Ma non riesco a pensare altre strategie
queste barriere della comunicazione rappresentano le modalità tipiche che si adottano interagendo con i figli.
Adottare invece quello che viene chiamato ascolto attivo, favorisce un dialogo sereno, li aiuta ad esprimere i loro sentimenti, anche quelli negativi, e a costruire processi interiori che portino alla soluzione dei problemi.
In pratica sono le risposte che non dovremmo dare se vogliamo porci in condizione di ascolto e lasciare quindi che la comunicazione fluisca evitando, ad esempio, che si mettano sulla difensiva o che scaturisca un conflitto.
Presuppone che ci si ponga in una condizione di empatia, lasciando da parte i nostri giudizi, le nostre soluzioni, i nostri consigli.
Se un figlio ha un problema cerchiamo di aiutarlo dando consigli e suggerimenti e interferendo nelle sue emozioni con la nostra esperienza e i nostri sentimenti. Uguale quando ci comunica qualcosa che non apprezziamo o non consideriamo accettabile. Questi atteggiamenti (i 12 punti), anche in buona fede, bloccano la comunicazione spontanea. Al contrario, un ascolto efficace fatto di comprensione autentica porta al cambiamento e alla soluzione dei problemi.

Esempio:
Figlia: non ho fame, non vengo a tavola
Genitore: dai, non fare la stupida, non fa bene saltare la cena (cercare di convincere)
Figlia: ho mangiato tanto a pranzo
Genitore: va bene ma vieni comunque a tavola, almeno assaggia qualcosa (suggerire)
Figlia: Non mi va di mangiare niente
Genitore: Ma cosa ti succede? (indagare)
Figlia: Niente
Genitore: Allora vieni a tavola (ordinare)
Figlia: ho detto che non ho fame e non vengo a tavola

E' probabile che i toni si alzeranno, e non si sapranno i motivi per cui la figlia non ha appetito, mentre è probabile che lei avesse un problema e che stesse tentando di comunicarlo attraverso il "non ho fame".
9. Interpretare, analizzare i comportamenti altrui
Anche questa non mi è chiara. A volte cerco di immedesimarmi in loro e per capire come mai alcune cose non hanno funzionato provo a fare ipotesi. Del resto, se qualcosa non va bisognerà provare a capire perchè
si finisce per psicoanalizzare e per interferire mettendo avanti le nostre esperienze e i nostri sentimenti. Difficilmente si azzecca, tra l'altro :D quindi la cosa migliore dovrebbe essere adottare l'ascolto attivo per fare in modo che la soluzione sia autoprodotta.
10. Consolare, minimizzare
Ecco, forse non va bene consolare minimizzando. Però quando stanno male una bella consolazione empatica non va bene?
Ovviamente ogni situazione è a sè, ma in generale rassicurare e consolare porta anche a minimizzare. Se per consolazione empatica intendi un abbraccio, quello credo non guasti mai :). Se invece è intesa a modificare la situazione potrebbe essere che tu voglia cambiare i sentimenti di tuo figlio perché mettono a disagio te, fanno stare male te, e di conseguenza il messaggio che passa non è più di empatia e soprattutto non aiuta (se servisse) a far parlare il figlio di ciò che sta succedendo e a trovare una soluzione.

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Re: Le barriere della Comunicazione

Messaggio da brikka »

Lora ha scritto:lore, il punto centrale di questa modalità comunicativa è aiutare l'altro (il figlio) a riconoscere i propri sentimenti, a esprimerli e a innescare un meccanismo di autosoluzione. Evitare quelle modalità elencate significa dire "ti sto ascoltando, parlami".

Se dice che la scuola fa schifo e di non volerci andare, noi ci fermiamo a quello che stiamo sentendo in quel momento, e ci aggiungiamo tutte le nostre preoccupazioni, ansie, aspettative. Magari buttiamo lì un "perché?", ma non basta affinchè si sentano liberi di esprimere ciò che in realtà stanno provando in quel momento, perché magari ancora nemmeno loro sanno dare un nome a ciò che provano (e sempre che il "perchè?" non sia già intriso di sentimenti negativi in proposito che magari esprimiamo con il linguaggio non verbale o con la tonalità della voce).

Quindi, perché la scuola gli sta facendo schifo? perché ce lo sta dicendo quando probabilmente sa cosa gli risponderemo? Cosa vorrebbero dirci in realtà?
Non lo sapremo mai, né dicendogli che può stare a casa, né obbligandolo ad andare.
Questo esempio casa a pennello perche' e' quello che sta capitando a me, noi. Io non so come uscirne... lo dice spesso. Io a volte ignoro, ho provato a chiederle cosa fosse successo :giu: ha biascicato che e' noiosa. Ovvio che non e' solo quello....
Le ho anche chiesto se volesse cambiare scuola :uaz: ... Vedi? io li faccio tutti gli errori di comunicazione perche' non capisco come si possa comunicare con una che non parla!!! Mi scattano le preoccupazioni, ansie e aspettative... che dici tu.

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Re: Le barriere della Comunicazione

Messaggio da Lora »

brikka ha scritto:
Lora ha scritto:lore, il punto centrale di questa modalità comunicativa è aiutare l'altro (il figlio) a riconoscere i propri sentimenti, a esprimerli e a innescare un meccanismo di autosoluzione. Evitare quelle modalità elencate significa dire "ti sto ascoltando, parlami".

Se dice che la scuola fa schifo e di non volerci andare, noi ci fermiamo a quello che stiamo sentendo in quel momento, e ci aggiungiamo tutte le nostre preoccupazioni, ansie, aspettative. Magari buttiamo lì un "perché?", ma non basta affinchè si sentano liberi di esprimere ciò che in realtà stanno provando in quel momento, perché magari ancora nemmeno loro sanno dare un nome a ciò che provano (e sempre che il "perchè?" non sia già intriso di sentimenti negativi in proposito che magari esprimiamo con il linguaggio non verbale o con la tonalità della voce).

Quindi, perché la scuola gli sta facendo schifo? perché ce lo sta dicendo quando probabilmente sa cosa gli risponderemo? Cosa vorrebbero dirci in realtà?
Non lo sapremo mai, né dicendogli che può stare a casa, né obbligandolo ad andare.
Questo esempio casa a pennello perche' e' quello che sta capitando a me, noi. Io non so come uscirne... lo dice spesso. Io a volte ignoro, ho provato a chiederle cosa fosse successo :giu: ha biascicato che e' noiosa. Ovvio che non e' solo quello....
Le ho anche chiesto se volesse cambiare scuola :uaz: ... Vedi? io li faccio tutti gli errori di comunicazione perche' non capisco come si possa comunicare con una che non parla!!! Mi scattano le preoccupazioni, ansie e aspettative... che dici tu.
intanto un pat pat brikka, quando le situazioni ci fanno sentire impotenti diventa tutto più difficile

Quella che citi è proprio una delle situazioni in cui si suggerisce di procedere con l'ascolto attivo.
Quello che tu fai, in tutta buona fede e in accordo con quello che farebbe il 90% di noi genitori, rispecchia esattamente le 12 risposte tipiche:

Chiedere se vuole cambiare scuola è interpretare, suggerire...
Ignorare è.. ignorare :)
Chiedere cosa sia successo è indagare

E lei non parla.. Mentre tu vorresti sapere cosa c'è sotto.

L'ascolto attivo dice che innanzitutto è necessario tirarsi fuori dal problema, che è e deve restare un problema della figlia (difficile, lo so) e predisporsi ad ascoltare empaticamente (che significa "sono qui, sono con te" ma se lo facciamo diventare un problema nostro non possiamo essere empatici con l'altro perché lo saremmo più con noi stesse).

I messaggi non devono essere in prima persona e devono rappresentare una decodifica di quello che è il messaggio esplicitato.

Esempio:
"La scuola è noiosa"
invece di "non capisco perché trovi la scuola noiosa"
una cosa come "ti sembra che andare a scuola sia una perdita di tempo"

Per poter decodificare il messaggio che riceviamo, è importante sapere riconoscere e parlare di sentimenti (quelli dei figli, non i nostri), non esprimere giudizi, non lasciare che le nostre emozioni interferiscano, e procedere evitando appunto le 12 risposte tipiche.

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Re: Le barriere della Comunicazione

Messaggio da nanà »

a monte di questo c'è la fiducia.
La fiducia che in assenza di ostacoli e con le giuste condizioni (empatia, autenticità, accettazione) l'essere umano abbia in sé la capacità di sviluppare al meglio il proprio potenziale.
Qui è spiegata abbastanza sinteticamente la filosofia a cui fa riferimento Gordon. http://www.italiadonna.it/benessere/bene003.htm
Se riesci ad avere fiducia diventa più facile resistere all'impulso di ricorrere alle varie barriere che, in realtà, rispondono a bisogni nostri e non del nostro interlocutore.
And the memories bring back memories bring back you...

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Re: Le barriere della Comunicazione

Messaggio da crucca »

Lora ha scritto: 1. Ordinare, esigere
2. Minacciare
3. Fare la morale
4. Dare soluzioni già pronte
5. Persuadere con argomentazioni logiche
6. Giudicare, disapprovare, criticare
7. Fare complimenti e approvare immeritatamente
8. Umiliare, ridicolizzare
9. Interpretare, analizzare i comportamenti altrui
10. Consolare, minimizzare
11. Cambiare argomento
12. Indagare, interrogare
1. Ordinare, esigere
quando chiedo a mio figlio di mettere in ordine la sua camera, mi "macchio di questo peccato", ma come dovrei agire? Ignorare il casino ed aspettare che faccia lui? Se gli chiedo di cambiare le lenzuola risponde che non sono sporche, se gli dico di non buttare i vestiti sporchi per terra e lasciarli lì per giorni e giorni, mi dice che poi li metterà nel cesto delle cose ... e non lo fa.
Vorrei ignorare e lasciarlo nel suo brodo, ma per la mia indole ordinata è una tortura
crucca

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Re: Le barriere della Comunicazione

Messaggio da lore »

In realtà essendo la sua camera dovrebbe gestirsela lui. Ti capisco, però davvero bisogna tenere duro. Da quando ho smesso di riordinare io le loro camere:
1) sto decisamente meglio fisicamente
2) sto decisamente meglio psicologicamente (all’inizio no ma ho imparato)
3) magicamente riordinano loro figli e puliscono pure!!!
per aspera ad astra

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