un mitosabrutta ha scritto: già un'altra volta buttò tutte le cose del fratello giù dalla finestra, in giardino.
è quel che facevo io, a volte, quando il casino diventava troppo (ma contesto diverso, gli spazi erano comuni)
Moderatori: Lora, Natalia Forte
un mitosabrutta ha scritto: già un'altra volta buttò tutte le cose del fratello giù dalla finestra, in giardino.
Grazie! mi sento megliocrucca ha scritto:anche per meLora ha scritto:Per me il modo di gestire quella situazione è esattamente quello che hai fatto
Intanto grazie, Lora.Lora ha scritto:intanto un pat pat brikka, quando le situazioni ci fanno sentire impotenti diventa tutto più difficilebrikka ha scritto:Questo esempio casa a pennello perche' e' quello che sta capitando a me, noi. Io non so come uscirne... lo dice spesso. Io a volte ignoro, ho provato a chiederle cosa fosse successo ha biascicato che e' noiosa. Ovvio che non e' solo quello....Lora ha scritto:lore, il punto centrale di questa modalità comunicativa è aiutare l'altro (il figlio) a riconoscere i propri sentimenti, a esprimerli e a innescare un meccanismo di autosoluzione. Evitare quelle modalità elencate significa dire "ti sto ascoltando, parlami".
Se dice che la scuola fa schifo e di non volerci andare, noi ci fermiamo a quello che stiamo sentendo in quel momento, e ci aggiungiamo tutte le nostre preoccupazioni, ansie, aspettative. Magari buttiamo lì un "perché?", ma non basta affinchè si sentano liberi di esprimere ciò che in realtà stanno provando in quel momento, perché magari ancora nemmeno loro sanno dare un nome a ciò che provano (e sempre che il "perchè?" non sia già intriso di sentimenti negativi in proposito che magari esprimiamo con il linguaggio non verbale o con la tonalità della voce).
Quindi, perché la scuola gli sta facendo schifo? perché ce lo sta dicendo quando probabilmente sa cosa gli risponderemo? Cosa vorrebbero dirci in realtà?
Non lo sapremo mai, né dicendogli che può stare a casa, né obbligandolo ad andare.
Le ho anche chiesto se volesse cambiare scuola ... Vedi? io li faccio tutti gli errori di comunicazione perche' non capisco come si possa comunicare con una che non parla!!! Mi scattano le preoccupazioni, ansie e aspettative... che dici tu.
Quella che citi è proprio una delle situazioni in cui si suggerisce di procedere con l'ascolto attivo.
Quello che tu fai, in tutta buona fede e in accordo con quello che farebbe il 90% di noi genitori, rispecchia esattamente le 12 risposte tipiche:
Chiedere se vuole cambiare scuola è interpretare, suggerire...
Ignorare è.. ignorare :)
Chiedere cosa sia successo è indagare
E lei non parla.. Mentre tu vorresti sapere cosa c'è sotto.
L'ascolto attivo dice che innanzitutto è necessario tirarsi fuori dal problema, che è e deve restare un problema della figlia (difficile, lo so) e predisporsi ad ascoltare empaticamente (che significa "sono qui, sono con te" ma se lo facciamo diventare un problema nostro non possiamo essere empatici con l'altro perché lo saremmo più con noi stesse).
I messaggi non devono essere in prima persona e devono rappresentare una decodifica di quello che è il messaggio esplicitato.
Esempio:
"La scuola è noiosa"
invece di "non capisco perché trovi la scuola noiosa"
una cosa come "ti sembra che andare a scuola sia una perdita di tempo"
Per poter decodificare il messaggio che riceviamo, è importante sapere riconoscere e parlare di sentimenti (quelli dei figli, non i nostri), non esprimere giudizi, non lasciare che le nostre emozioni interferiscano, e procedere evitando appunto le 12 risposte tipiche.
troppo buona, Sab!!sabrutta ha scritto:Epilogo:
Ho dovuto rifargli io il letto.
Mentre ramanziavo la figlia di farsi gli affaracci suoi la prossima volta!
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Ho evitato un fratricidio.Lora ha scritto:troppo buona, Sab!!sabrutta ha scritto:Epilogo:
Ho dovuto rifargli io il letto.
Mentre ramanziavo la figlia di farsi gli affaracci suoi la prossima volta!
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alla fine hai fatto quello che volevano loro
Vero anche questoLora ha scritto:parla di ciò che succede a scuola, ma di sè parla? Più volte mi è capitato proprio di notare che dopo lunghe chiacchierate alla fine non mi raccontano niente di veramente personale, ma tanto di tutto il loro contorno.
Lo penso da un po'. Il suo deve essere un disagio piu' che altro legato al lato sociale della scuola, non certo per la scuola in se... la sua scuola e' tutto tranne che noiosa, e' che ultimamente ha piu' amici fuori e credo che si senta davvero persa.cibì ha scritto:Io ho notato che la noia (o quello che loro chiamano noia) a volte è disagio per relazioni che vivono in quell'ambiente e che non li soddisfano.