15 enne. Pretendere scuse?

Adolescenza: i nostri figli stanno crescendo e noi ci troviamo di fronte a nuove sfide: primi amori, sessualità, studio, conflitti, scelte per il futuro, scontri, disagi. Questo è il posto in cui possiamo confrontarci, discutere, aggiornarci come educatori, genitori e figli.

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cibì
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15 enne. Pretendere scuse?

Messaggio da cibì »

Metto qui che forse è più adatto
È tornata dopo aver trascorso tutte le TG pasquali dai nonni.
In quei giorni qualche scambio via WhatsApp, sereno.

Sale carica per le scale di casa e la saluto mentre le dò una mano appena giunta sul pianerottolo. Ha tagliato i capelli prima di partire quindi le dico..."quasi non ti riconoscevo" , non essendo ancora abituata al nuovo taglio.
Entrando in casa faccio meraviglie per le tante borse tra le qui una busta di Carpisa grande, dove sapevo essere presente uno zainetto che il padre le aveva preso.
Il padre si siede e poiché io ho il wiifii, senza dire nulla paciuga col telefono di lei (avevano attivato una offerta?). Lei glielo prende e gli dice che devono aspettare. Poi lei si mette a chattare al suo e lui al suo, mentre comunque lei mi dà alcuni alimenti che la mamma di Xxy le ha dato.
Chiedo piu volte chi è Xxy, ma nessuno mi caga. Emergerà poi che è il fidanzato della zia....

Cerco di attirare l'attenzione sulla busta, dove so che c'è lo zaino nuovo dentro. Mentre era dai nonni mi aveva scritto per comperarlo sbavando per averlo.
Io le avevo suggerito di chiedere al padre, o mettere da parte i soldi (se ne avesse ricevuto) per comperarlo più avanti. Infine, in base a quello che mi aveba detto, le ho suggerito di chiedere al padre di sostituire il regalo previsto (rifarsi le unghie) con lo zaino.
Dapprima il padre le aveva detto che le unghie le avrebbe fatte gratis (evidentemente la signora delle unghie gli deve qualcosa) poi però glielo ha comperato.

Anche per valorizzare il gesto del padre trovavo carino valorizzare l'oggetto così desiderato.
Nessuno però mi risponde.

Chiede del fratello..così vado in camera a chiamare mio figlio che, avendo le cuffie, non aveva udito il rientro.
Mio figlio viene coaptato dal padre di lei (informo che è figlio di una mia relazione precedente) mentre mia figlia mi dice: "oggi esco con le mie amiche"

Le dico quindi: "E biologia? Avevamo detto di guardarci. A che ora esci..?" Il giornorno prima, infatti, mi aveva scritto che non aveva capito nulla di biologia (respirazione cullare) perché difficile e il libro era "assurdo". Le avevon scritto che avrei potuto aiutarla essendo la mia materia.

Memore di questo scambio quindi ho fatto la tal domanda.

Apriti cielo!!!
È iniziata la rumba e la trasformazione in iena: urla, faccia stravolta, rabbia incontrollabile tramutata in parole che escono a fiume. Tra cui "mi rompi il cazxo" e i soliti "Lo so io se devo studiare" "Se non ho capito sono affari miei"...ma soprattutto quel "mi rompi il cazxo,, mi chiedi sempre dei compiti, compiti, compiti..." ripetuto all'ennesima potenza.

Le urla non si placano. Provo a farla ragionare, ma devo alzare la voce per udirmi.Niente. Non tace un secondo non lascia spiegare.
Siamo già al "io ho diritto di uscire", anche se nessuno glielo ha negato.

Il padre prima si fa i cavoli suoi, poi mi dice che aggredisco. che sono appena tornati. Discuto con lui, facendogli notare che ho solo risposto al suo "oggi esco" e che come io lo difendo quando lei gli risponde male, così lui dovrebbe notare l'aggressività ingiustificata verso di me. Lui persiste in quell'atteggiamento nefasto di criticare me. Ma io sono molto risoluta stavolta e tengo il punto.

Raggiungo mia figlia in camera e le dico che non mi piace come mi ha risposto. Riprendono le urla peggio di prima. Io mi sento nel giusto e quindi rimango lì davanti cercando di farla ragionare. Arriva mio figlio che mi sollecita ad uscire dalla camera. Allora esco...dicendo che pretendo delle scuse.
Lo ribadisco al padre...ora sono arrabbiata anche io.
E gli prospetto il quadro facendo notare che nessuno, tornando, si è premurato di chiedermi come sto, di salutare come si deve e che per quanto mi riguarda non le parlerò più finché non ricevo delle scuse, e che, se quello è il modo avrebbero potuto proseguire per casa sua, che casa mia non è la giungla. Che può portarla a scuola lui domani e preoccuparsi lui delle relazioni con la scuola. E chiedo se lui e la figlia preferiscano che me ne freghi...come fanno certe madri le cui figlie sono state bocciate (riferendomi a conoscenti di mia figlia che lo scorso anno facevano sempre buco a scuola...e sono state bocciate).
A quel punto lui va dalla figlia e torna dicendomi che le ha detto di non rispondermi male e studiare prima di uscire. Sinceramente non mi fido di lui...per cui mi mostro offesa e credendo mi prenda in giro per l'ennesima volta gli dico.
.."Chissà cosa le hai detto.!!"
Il padre vedendo che non scherzo e che insisto che io persone che si comportano così non le voglio in casa....temendo gli tocchi qualche impegno non previsto, come tenere la figlia per cena etc, diviene sfuggente, saluta e se va.

Verso le tre e mezza mia figlia entra in camera mia con un quaderno. Le chiedo: "Devi dirmi qualcosa?" .
Apre il quaderno e mi mostra ciò che ha fatto. "Ho fatto gli schemi, ho capito e dopo esco".
Io non rispondo, aspetto le scuse.

È il giorno della donna delle pulizie, per cui interagisco con lei tutto il pomeriggio, a volte mi sdraio in camera. Vedo mia figlia che rientra verso le 18, mentre sto aiutando la donna nelle scale d'ingresso. Non la saluto, né lei saluta me ovviamente, aspetto le scuse.
Io mi chiudo in camera, dopo aver detto con mio figlio che organizzino loro la cena..visto che poi in serata erano previsti amici suoi che avrebbero invaso il soggiorno.

Insomma...ritengo di essere stata maltrattata in modo assolutamente ingiusto e pretendo se ne renda conto e faccia ammenda.
Sbaglio?

Mentre scrivo è arrivato un whattups della figlia: "Dai scusa..."

Non rispondo via WhatsApp, non sono una adolescente.
Mia figlia lo usa quando deve dirmi qualcosa di cui si vergogna, so che lo strumento è un aiuto in questo senso è a volte le rispondo. Ma ora no.
Tornerà da scuola alle 14 e avevo in mente di non cucinare (visto che "rompo il cazxo").
Ora visto il messaggio capisco che devo cogliere il gesto per affrontare il tema vis a vis.

Accetto consiglii!!!
Thanks!!!

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Re: 15 enne. Pretendere scuse?

Messaggio da cibì »

Nel pomeriggio cercherò di leggere l'accaduto alla luce del post sulle 12 barriere nella comunicazione.

Cristina2
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Re: 15 enne. Pretendere scuse?

Messaggio da Cristina2 »

A parte la enorme difficoltà di lettura del tuo post, io credo che tu sia stata di una pesantezza rara con tutti.

PS le 12 barriere della comunicazione le hai centrate tutte

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Re: 15 enne. Pretendere scuse?

Messaggio da smilla »

al di là delle scuse ,che in qualche modo sono arrivate, chiedi di evitare di sbraitare 'mi rompi il caxxo', questo si. Fare gli offesi con loro porta a poco, l'importante è sottolineare che la frase non ti è piaciuta. Pochi chiari messaggi, non andrei oltre, rischieresti di risultare pesante e poco efficace. Peccato non avere la complicità del tuo ex, se foste compatti a 'pretendere' un tipo di comportamento sarebbe meno pesante da gestire.

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Re: 15 enne. Pretendere scuse?

Messaggio da Judith »

Cibi ma sei stanca, non eri malata? Succede a tutti di appesantirsi e di prendersela forse un po' troppo. Le scuse te le ha fatte, su WhatsApp, magari ora potresti andare e parlarle e spiegarti meglio senza urlare. Coraggio :*

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Re: 15 enne. Pretendere scuse?

Messaggio da Ary11 »

Qui "mi rompi il xxx " non deve esistere da parte di nessuno. Se scappa, chiunque lo ha detto deve scusarsi adeguatamente.
Ma, si sa , Io sono demode'

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Re: 15 enne. Pretendere scuse?

Messaggio da brikka »

cibì ha scritto: Mentre scrivo è arrivato un whattups della figlia: "Dai scusa..."

Non rispondo via WhatsApp, non sono una adolescente.
Mia figlia lo usa quando deve dirmi qualcosa di cui si vergogna, so che lo strumento è un aiuto in questo senso è a volte le rispondo. Ma ora no.
Accetto consiglii!!!
Thanks!!!
Stesse dinamiche di mia figlia :(
Anche io a volte penso che le scuse cosi' non valgano un tubo ma poi provo a mettermi nei suoi panni e mi faccio passare l'incazzatura e le rispondo qualcosa. Accetta le scuse anche se fatte via whatsapp e poi in un momento di calma cerchi di parlarne...... cmq l'adulta sei tu, anche metterti sul suo stesso piano e fare la permalosa/risentita non porta da nessuna parte. Secondo me.
Lo so perfettamente che certi atteggiamenti siano irritanti e inconcepibili.

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cibì
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Re: 15 enne. Pretendere scuse?

Messaggio da cibì »

Grazie a tutte.

A pranzo eravamo sole e abbiamo rotto il ghiaccio parlando del cibo, poi guardando insieme una serie TV, proposta sua, (una sorta di calumet della pace ;) ), dopo di che sono tornata verbalmente, vis a vis, sull'argomento parlando di come io avevo vissuto il momento, sia chiedendo la sua visuale.
Sono contenta che ci sia stato questo scambio.

Ho due riflessioni personali sull'episodio:
- in adolescenza ciò che per un genitore è "un grammo" per l'adolescente sono 100kg;
- i momenti di passaggio tra i 2 nuclei famigliari devono essere più curati da parte di entrambi i genitori (attenzione mentale, empatia) come momento ponte tra due territori che non hanno altro spazio di interscambio.

Passiamo a Gordon: non lo conosco davvero, ho letto stralci qua e là su questo forum.
I 12 impedimenti comunicativi sono condivisibili, a bocce ferme. ..
In momenti disordinati, complessi per la presenza e interazione di altri, dove qualcuno esplode la propria saturazione non credo ci si possa limitare ad essi.

Esempio banale: il non giudicare altri. Mi trova concorde se usato come metro per paragonare atteggiamenti figliali. Nel momento vissuto da me io, col padre, ho volutamente spinto verso un esempio estremo (quando ho chiesto se preferiva me ne fregassi della scuola) ma comunque paragonando un mio atteggiamento (interesse verso la scuola) con il menefreghismo a cui lui mi invitava. Quindi era uno scambio tra me e il padre. E siccome "I know my chicken" a causa della sua scarsezza emotiva e empatica devo essere sempre molto terra terra per aiutarlo a non essere superficiale e mefreghista.

Altro esempio: non esigere. Nell'episodio citato io ho invece esplicitato chiaramente che ero offesa e volevo delle scuse (ma non perché non potessi passarci sopra, ma perché non è giusto passarci sopra). Certo, poteva bastare dire che ero offesa, senza chiedere esplicitamente le scuse, ma..sarebbero arrivate? In questo caso volevo sottolineare la mancanza di rispetto e non voler essere percepita solo come un parafulmine per i propri scazzi o come la scontata presenza di casa.
Papale papale il mio messaggio voleva essere: se offendi in modo gratuito sappi che l'altro è ferito e se vuoi mantenere una relazione devi rimediare.
Non so se sia Gordoniano, ma lo trovo semplicemente basico.

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giordi
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Re: 15 enne. Pretendere scuse?

Messaggio da giordi »

cibì ha scritto:


- i momenti di passaggio tra i 2 nuclei famigliari devono essere più curati da parte di entrambi i genitori (attenzione mentale, empatia) come momento ponte tra due territori che non hanno altro spazio di interscambio.

sai che leggendo il tuo primo post avevo subito pensato alla fatica di ri-sintonizzarsi dopo la convivenza col padre... prova a metterti nei suoi panni, ha 15 anni ed è già complicata di suo, rientra a casa e il passaggio è emotivamente ingarbugliato, trova sua madre -che tra l'altro non sta bene (sensi di colpa striscianti)- ha voglia di uscire (anche ) per decomprimere , la madre la mette subito sotto pressione (più di quanto già non sia) con la storia che deve studiare biologia... un CHE PALLE! è inevitabile ..

che poi l'offesa non debba essere accettata e le scuse fossero doverose non ci piove, però magari per la prossima volta può essere uno spunto per tarare l'accoglienza in modo diverso...

su Gordon io passo... le so tutte le regole... ma sono una dallo sbrocco facile quindi il passaggio dalla teoria alla pratica lo vedo difficilino

Lora
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Re: 15 enne. Pretendere scuse?

Messaggio da Lora »

Hai messo tantissima carne al fuoco

Dopo il tuo primo messaggio ti avrei suggerito – prima di pretendere le sue scuse – di chiederle come si sentiva e come era stato il tempo passato via, e se era contenta di essere tornata.

Questo perché uno sbotto così improvviso sa di goccia che fa traboccare il vaso, quando prendi al volo una qualunque occasione per tirare fuori anche le cose di sei mesi prima (per dire).

Se vuoi parlarne dal punto di vista della comunicazione efficace, io la vedo così:
Apriti cielo!!!
È iniziata la rumba e la trasformazione in iena: urla, faccia stravolta, rabbia incontrollabile tramutata in parole che escono a fiume. Tra cui "mi rompi il cazxo" e i soliti "Lo so io se devo studiare" "Se non ho capito sono affari miei"...ma soprattutto quel "mi rompi il cazxo,, mi chiedi sempre dei compiti, compiti, compiti..." ripetuto all'ennesima potenza.
Ecco, questo è un esempio classico di quando può valere la pena provarci :D
Da tutto il racconto precedente non è emersa avvisaglia di possibile sbotto (se non la questione telefono con il padre, che però non mi è chiara e quella dello zaino, che poteva non essere stato un acquisto “facile”, magari aveva discusso col padre per averlo, e quindi preferiva non toccare più l’argomento). Invece qui sopra è scattato qualcosa, incomprensibile per te, dato che avevate già concordato in precedenza di lavorare insieme su biologia. Già questa è una traccia per immaginare che forse la tua domanda fosse solo un pretesto. In questo momento quindi sarebbe utile partire con l'ascolto attivo e i messaggi in seconda persona, tenendo presente che la questione studio e compiti è un problema suo, come lei (seppur male) ha giustamente detto.
Le urla non si placano. Provo a farla ragionare, ma devo alzare la voce per udirmi.Niente. Non tace un secondo non lascia spiegare.
Siamo già al "io ho diritto di uscire", anche se nessuno glielo ha negato.
Alzare la voce genera un processo quasi irreversibile. Il “provare a farla ragionare”, nel modo in cui verrebbe spontaneo a tutti, è deleterio, oltre che inutile perché ragionare sul fatto contingente è praticamente ragionare su niente, se dentro di lei il marasma è provocato da tutt’altro. Inoltre "far ragionare" presuppone metterci i propri sentimenti, sicuramente dei giudizi, indagare sul perché e sul percome, insomma, niente che possa realmente favorire un'apertura e - magari - anche le scuse.
Il padre prima si fa i cavoli suoi, poi mi dice che aggredisco. che sono appena tornati. Discuto con lui, facendogli notare che ho solo risposto al suo "oggi esco" e che come io lo difendo quando lei gli risponde male, così lui dovrebbe notare l'aggressività ingiustificata verso di me. Lui persiste in quell'atteggiamento nefasto di criticare me. Ma io sono molto risoluta stavolta e tengo il punto.
Su una cosa concordo con lui: erano appena tornati e forse serviva un po’ di tempo per decantare. Esiste una possibilità che anche senza volerlo sia passato un tono aggressivo da parte tua? Anche perché hai rilevato che facevi domande, cercavi di venire coinvolta e nessuno ti dava retta, per cui forse questo ha influito negativamente sui tuoi sentimenti in quel momento e sul modo di relazionarti.
Raggiungo mia figlia in camera e le dico che non mi piace come mi ha risposto. Riprendono le urla peggio di prima. Io mi sento nel giusto e quindi rimango lì davanti cercando di farla ragionare. Arriva mio figlio che mi sollecita ad uscire dalla camera. Allora esco...dicendo che pretendo delle scuse.
E’ chiaro che non ti piace, lo sa anche lei. Trovatemi un solo adolescente che pensi che ai genitori piaccia essere trattati a suon di fatti i cazzi tuoi.
Non che non si debba dire, ma “non mi piace” non esprime alcun tuo sentimento, al contrario rappresenta un’accusa perché è un modo per dire che non ti piace lei. Che è pur vero e comprensibile (non ti piace lei quando si comporta così), ma non è efficace nel cercare di arrivare ad un chiarimento.
E ancora, lei non trova alcuna possibilità di esternare ciò che sente realmente ma deve invece farsi carico di come ti senti tu. Pretendere le scuse in quel momento è la chiusura definitiva della questione. Dal suo punto di vista, hai messo te stessa davanti a tutto.
Lo ribadisco al padre...ora sono arrabbiata anche io.
E gli prospetto il quadro facendo notare che nessuno, tornando, si è premurato di chiedermi come sto, di salutare come si deve e che per quanto mi riguarda non le parlerò più finché non ricevo delle scuse, e che, se quello è il modo avrebbero potuto proseguire per casa sua, che casa mia non è la giungla. Che può portarla a scuola lui domani e preoccuparsi lui delle relazioni con la scuola. E chiedo se lui e la figlia preferiscano che me ne freghi...come fanno certe madri le cui figlie sono state bocciate (riferendomi a conoscenti di mia figlia che lo scorso anno facevano sempre buco a scuola...e sono state bocciate).
Come dicevo, i tuoi sentimenti sono stati compressi perché non li hai riconosciuti subito e quindi non li hai gestiti, così sei esplosa anche su questioni che non c'entravano con il momento. Come è successo a lei, anche tu quando ne hai avuto il pretesto li hai tirati fuori con lui che non c’entrava con le rispostacce di tua figlia. Non sono sicura, ma come dicevo all’inizio, pare che nemmeno tu abbia chiesto come stava lei/loro
A quel punto lui va dalla figlia e torna dicendomi che le ha detto di non rispondermi male e studiare prima di uscire. Sinceramente non mi fido di lui...per cui mi mostro offesa e credendo mi prenda in giro per l'ennesima volta gli dico.
.."Chissà cosa le hai detto.!!"
Il padre vedendo che non scherzo e che insisto che io persone che si comportano così non le voglio in casa....temendo gli tocchi qualche impegno non previsto, come tenere la figlia per cena etc, diviene sfuggente, saluta e se va.
Questo non mi è proprio chiaro. Ti accontenti di questi interventi del padre? Vado controcorrente forse, ma non mi interessa proprio dare ai miei figli l’impressione che nella nostra relazione io debba far intervenire il padre per aggiustare i nostri conflitti.
Anche perché, alla fine, è un comportamento contradditorio, laddove gli chiedi di intervenire ma di fatto non hai alcuna fiducia che possa portare soluzioni che ti stanno bene. Vorresti sentire che anche per lui la figlia è al di sopra di tutto, ma lui si prende tranquillamente i suoi impegni.
Verso le tre e mezza mia figlia entra in camera mia con un quaderno. Le chiedo: "Devi dirmi qualcosa?" .
Apre il quaderno e mi mostra ciò che ha fatto. "Ho fatto gli schemi, ho capito e dopo esco".
Io non rispondo, aspetto le scuse.
Poi non si dica che loro non ci provano :lol:
Poteva essere un’occasione per affrontare i tuoi sentimenti, come ti sei sentita, e magari mettere in discussione anche un tuo atteggiamento che fosse eventualmente arrivato “male” a lei. Aprendoti tu, poteva succedere che si aprisse anche lei. Di fatto hai tirato già una bella saracinesca.
ritengo di essere stata maltrattata in modo assolutamente ingiusto
questo rappresenta un sentimento che può essere espresso, esattamente così come lo hai scritto
e pretendo se ne renda conto e faccia ammenda.
Sbaglio?
e se non lo facesse? Via di casa? Mutismo a oltranza? So che vien da dire “non esiste che non lo faccia” ma sappiamo che sono bravissimi a sorprenderci.
Mentre scrivo è arrivato un whattups della figlia: "Dai scusa..."
Non rispondo via WhatsApp, non sono una adolescente.
Eh, lei però lo è :D
I 12 impedimenti comunicativi sono condivisibili, a bocce ferme. ..
In momenti disordinati, complessi per la presenza e interazione di altri, dove qualcuno esplode la propria saturazione non credo ci si possa limitare ad essi.
Lo so che sono strani da digerire, ma è proprio in quei momenti che andrebbero tenuti presente.
Esempio banale: il non giudicare altri. Mi trova concorde se usato come metro per paragonare atteggiamenti figliali. Nel momento vissuto da me io, col padre, ho volutamente spinto verso un esempio estremo (quando ho chiesto se preferiva me ne fregassi della scuola) ma comunque paragonando un mio atteggiamento (interesse verso la scuola) con il menefreghismo a cui lui mi invitava. Quindi era uno scambio tra me e il padre. E siccome "I know my chicken" a causa della sua scarsezza emotiva e empatica devo essere sempre molto terra terra per aiutarlo a non essere superficiale e mefreghista.
Non sono sicura di aver capito.
Non giudicare, non è riferito al generico “non giudicare gli altri”, ma al non esprimere giudizi diretti al tuo interlocutore.
Altro esempio: non esigere. Nell'episodio citato io ho invece esplicitato chiaramente che ero offesa e volevo delle scuse (ma non perché non potessi passarci sopra, ma perché non è giusto passarci sopra). Certo, poteva bastare dire che ero offesa, senza chiedere esplicitamente le scuse, ma..sarebbero arrivate? In questo caso volevo sottolineare la mancanza di rispetto e non voler essere percepita solo come un parafulmine per i propri scazzi o come la scontata presenza di casa.
Esigere le scuse porta a dei sentimenti che sono stati feriti. E’ probabile che senza “esigere” e invece esplicitando tali sentimenti e facendo arrivare all’altro ciò che abbiamo provato, le scuse arrivino spontanee.
Nell’esigere le scuse, come ti ho scritto più sopra, tu hai messo te stessa in primo piano, facendo scendere nella scala dei valori quelli che erano i sentimenti di tua figlia (lo sto dicendo nel modo in cui può essere interpretato)
Papale papale il mio messaggio voleva essere: se offendi in modo gratuito sappi che l'altro è ferito e se vuoi mantenere una relazione devi rimediare.
Voleva essere? E perché non è stato? Magari evitando di “accusare” e “minacciare” o cercando di far leva sul senso di colpa. Parlandone invece in prima persona: mi sento ferita quando credo di essere stata offesa in modo gratuito e mi risulta difficile poi continuare a relazionarmi.

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cibì
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Re: 15 enne. Pretendere scuse?

Messaggio da cibì »

Spero che ora "prenda" il mio messaggio. Ho problemi a postare.

Grazie Lora della pazienza nel riprendere pezzo per pezzo la vicenda.
Indipendentemente dalla aderenza alla realtà dell'evento (è difficile descrivere tutto ed è ancora più difficile leggerlo riferito) ci può servire come episodio per riflettere.

Come ho scritto nel secondo messaggio, il giorno dopo, a tensione diminuita, ci siamo riavvicinate e abbiamo parlato con un buono scambio di 'vissuto'.

Certamente quando scrivi che a un certo punto ho messo davanti i miei sentimenti, sì, confermo. Volutamente però, perché dopo aver accolto tutti con sorriso, ascolto e disponibilità, dopo essere stata ignorata (e pazienza, la frenesia dello riorganizzare lo scarico cose, l'organizzazione del suo pomeriggio può contemplarlo) ho voluto sottolineare, a lei e al padre, che davanti avevano una persona, con dei sentimenti. Non una pezza da piedi.

Il "siamo appena tornati" del padre tralascia che io li ho accolti sorridendo sconclusionati così come erano, senza polemica alcuna, nonostante la loro 'assenza' lì in quel momento.
Tralascia che nessuno li ha "tempestati" di domande (per quello c'è tempo dopo) se non quelle conseguenti ciò che loro portavano avanti, proprio per lasciarli sfogare, adattare.
È un episodio che ho intenzione di riprendere col padre, perché casa mia non è solo una zona wiifii free e anche lui deve essere conscio che non sta scaricando solo dei pacchi.

Sul chiedere aiuto preciso che non era una richiesta, ma un tentativo di farlo riflettere sull'atteggiamento nefasto che aveva assunto. Poiché io cerco di non sminuirlo (e anzi devo addirittura aiutarlo (!!!) quando la figlia litigano dopo episodi pesantucci) gli ho chiesto se si stava rendendo conto che, con godimento, non aveva perso un secondo a criticarmi, avvallando un atteggiamento irrispettoso.
Purtroppo mi tocca calcare la mano quando parlo con lui, sennò evapora.

Sul punto del "giudizio dell'interlocutore" ok, non avevo capito bene il punto, concordo.

Hai ragione quando dici che uno sbotto del genere senza appigli del momento che lo lascino intuire, deriva da accumoli. Parlando infatti è emerso che lei mi ritiene "fissata" con la scuola e vive quindi ogni mia domanda come fosse una "pressione continua". Mi ricorderò, o almeno ci proverò in futuro, di due cose:
- soprassedere dal ragionare nel momento di furia riprendendo la riflessione in seguito in un momento calma emotiva
- leggere lo sbotto non solo in relazione a quel momento specifico. collega.
Grazie degli spunti.

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cibì
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Re: 15 enne. Pretendere scuse?

Messaggio da cibì »

Ps: ho capito l'inghippo dei messaggi non "presi" dal server: usavo emoticon del cellulare.

Lora
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Re: 15 enne. Pretendere scuse?

Messaggio da Lora »

Grazie Lora della pazienza nel riprendere pezzo per pezzo la vicenda.
Indipendentemente dalla aderenza alla realtà dell'evento (è difficile descrivere tutto ed è ancora più difficile leggerlo riferito) ci può servire come episodio per riflettere.
si certo, immagino..
Certamente quando scrivi che a un certo punto ho messo davanti i miei sentimenti, sì, confermo. Volutamente però, perché dopo aver accolto tutti con sorriso, ascolto e disponibilità, dopo essere stata ignorata (e pazienza, la frenesia dello riorganizzare lo scarico cose, l'organizzazione del suo pomeriggio può contemplarlo) ho voluto sottolineare, a lei e al padre, che davanti avevano una persona, con dei sentimenti. Non una pezza da piedi.
mettere in rilievo i propri sentimenti è del tutto sacrosanto, spero di non essere stata fraintesa. Anzi, l'autenticità e la trasparenza sono fondamentali.
Ci può essere però una differenza nella modalità che porta a due strade:
1. non essere minimamente "visti", ovvero sentire di non essere visti.
2. ottenere l'attenzione che vogliamo e che meritiamo.

Secondo la comunicazione efficace, per arrivare al secondo punto è importante considerare intanto che in quel momento il problema è mio. Che non è una cosa negativa, non è un "so cazzi miei", piuttosto è un modo per tenersi centrati ed evitare così di adottare e provocare un atteggiamento che possa portare al punto 1.
Sarebbe bene poi riuscire a dare un nome a quei sentimenti che si provano: di solito ci si sente arrabbiati, ma sotto alla rabbia c'è sempre una causa più precisa che determina cosa stiamo provando esattamente. Dare un nome ai sentimenti reali non è affatto facile.
Ciò che si dice andrebbe espresso in prima persona ("io mi sento xxxx" invece di "tu mi fai sentire xxxx").
Tutto quanto sopra dovrebbe essere funzionale ad evitare le famose 12 barriere.
Hai ragione quando dici che uno sbotto del genere senza appigli del momento che lo lascino intuire, deriva da accumoli. Parlando infatti è emerso che lei mi ritiene "fissata" con la scuola e vive quindi ogni mia domanda come fosse una "pressione continua". Mi ricorderò, o almeno ci proverò in futuro, di due cose:
- soprassedere dal ragionare nel momento di furia riprendendo la riflessione in seguito in un momento calma emotiva
- leggere lo sbotto non solo in relazione a quel momento specifico. collega.
Grazie degli spunti.
si, mettersi a ragionare quando si è in qualche modo "allagati" dai sentimenti può essere deleterio. Se c'è spazio per parlare ok, altrimenti come tu dici è meglio rimandare. Con tutto che spesso mi sono sentita dire "so di cosa vuoi parlare, non è necessario, possiamo evitare?" che non era sempre negativo e lo vedevo nel fatto che determinati comportamenti poi non si ripetevano.
I loro sbotti non sono molto diversi dai nostri, di solito si sbotta quando la misura è colma e molto spesso è colma di cose di cui noi non siamo a conoscenza. Prendersela con i genitori è anche rassicurante, da un certo punto di vista, perché il rischio di rimetterci in toto il loro affetto è abbastanza remoto. Quindi si, a volte diventiamo la loro punchingball. Riuscire a penetrare quella cortina aiuta a non perdersi.

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Re: 15 enne. Pretendere scuse?

Messaggio da ludo68 »

Lora, interessantissimo leggerti, al di là del merito della questione su cui non entro.
Vorrei metterti nel taschino quando parlo coi miei figli...

Cristina2
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Re: 15 enne. Pretendere scuse?

Messaggio da Cristina2 »

Più Lora per tutti

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