Racconti di parto gemellare

Ma a volte anche tre o ancora di più! Vivere una gravidanza gemellare, partorire dei gemelli, allattarli e crescerli è una esperienza talmente particolare che di sicuro merita un forum!
rozie
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Racconti di parto gemellare

Messaggio da rozie »

La nascita di Alice & Carlotta.

Allora io aspettavo 2 gemelle, il cesareo era programmato alla 37+5, perchè una delle due Alice era podalica. Le ultime 2 settimana ero stata sotto controllo ecografico perchè Alice aveva un ritardo di crescita e Carlotta aveva il liquido amniotico al di sotto della norma. Comunque ormai tutto era organizzato per il 5 settembre.

La sera del 4 arrivano i miei genitori e mia suocera con i miei cognati, io ero già in paranoia :| volevo restare sola con mio marito, era la ns ultima sera da "sposini" poi saremo stati una famiglia, comunque la serata passa in fretta, mi mangio una pastina e poi via con il mio bel clistere :gab !!!!

Sveglia alle 6.30, preparo le mie ultime cose e tutti insieme ci incamminiamo verso l'ospedale, l'appuntamento era all'accettazione alle 7.30. Arrivata li mi visitano ed ecografia, per controllare che le 2 pesti :twisted: :twisted: non fossero già incanalate. Intanto mi mettono il famoso braccialetto con il numero. Poi con valigia e marito al seguito mi portano nella zona Parto. Li in una saletta iniziale l'ostetrica mi depila, e mi sente il battito fetale, mi fa mettere la camicia da notte, intanto mi comunicano che sarò la quinta, e sono soltanto le 8.00 :?

Intanto mio marito inizia a fare la spola tra la saletta dove mi hanno sistemato e i parenti in sala d'aspetto, vedo già la prima uscire con il suo bimbo, che bello, non vedo l'ora. Ad un certo punto arrivano delle allieve ostetriche, mi mettono la flebo al polso, un'altra mi inizia a fasciarmi le gambe e mi mettono il famoso camice bianco, ma è ancora presto.

Arriva il mio ginecologo e mi dice che è stato chiamato in Consiglio di facoltà, uff!!! :bad-words: che P@lle, e che devo aspettarlo ritorna verso le 12.00, insomma sono le 10.30 e io sono ancora li che aspetto e le altre che partoriscono.

Ad un certo punto entra un ostetrica, "su tocca a lei" come ma è presto" dico io, "no,una paziente non si è presentata, abbiamo la sala aperta, passa avanti lei", insomma entro nel panico, oddio tocca a me, ma il mio gine, non mi opera lui.... :paur:

beh mi inseriscono il catetere e via sulla lettiga, devo anche salutare mio marito in tutta fretta, che tristezza, ho proprio paura!!!vorrei rimanesse con me. :***:

In sala operatoria salgo sul lettino e l'anestesista mi fa piegare il più possibile e mi fa la spinale, non sento niente, solo le gambe mi sembra di non averle +, mi fanno stendere e mi alzano un panno verde davanti, arriva il chirurgo. Lo vedo mi sembra altissimo, ma è uno sgorbutico non mi saluta nemmeno, io non riesco a capire cosa succede, mi sento toccare ma non sento nessun dolore, inizio a sudare freddo, dico all'anestesista seduta vicino a me, che sento il cuore accelerato, lei mi tranquilizza è molto carina, mi accarezza la fronte, le dico ma: "hanno aperto la pancia", "come no" mi dice lei.....non termina di dirlo che sento un vagito, con la voce rotta di pianto dico, mi dite qual'è (io le avevo già battezzate nella mia pancia, Carlotta era quella a sx e Alice quella a dx) e mi dicono "la cefalica signora" ed io grido è CARLOTTA. Poi dopo nemmeno un minuto un'altro vagito ed io che grido questa è ALICE. Un dottore mi dice signora complimenti 2 bei pesi, (carlotta 2.980kg ed Alice 2.190kg) me le fanno vedere, avvolte in un panno verde, tutte sporche ma bellissime, inizio a piangere, vorrei averle con me. La mia pressione sale, l'anestesista che mi dice "signora stia calma" ed io che la imploro di non anestetizzarmi, le voglio vedere ancora, ma mi fa una punturina nella flebo e mi addormento. Mio marito mi dice che me le hanno riportate tutte belle pulite dopo ma io non me lo ricordo. Mi sono svegliata che il panno verde non c'era + e mi dicevano di spostarmi sulla lettiga.

Sono stata un'oretta in una sala di osservazione, è arrivato il mio gine tutto contento, che aveva visto le bimbe nel nido, ma io piangevo come una fontana perchè le volevo con me. (insomma una lagna, ma credo sia normale) Poi sono stata altre 3 ore in corridoio sempre sotto osservazione.

Alla fine alle 16.30 mi hanno portato in camera, le infermiere mi hanno aiutato a mettermi la mia camicia da notte a sistemarmi e alle 17.00 sono arrivate loro. Tutte e due insieme in quelle minicullette del nido, che dormivano abbracciate, magari come lo erano state 9 mesi nella mia pancia.

Troppo belle per essere vere......... :love :love

Un bacione a tutte le future mamme.

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nika
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Messaggio da nika »

Adele&Diego - 26/11/2003

Salto a pie' pari il racconto del cesareo "clandestino" organizzato dalla mia gine e del cambio di ospedale alla 36ª settimana. Un post a parte meriterebbe l'opportunità (necessità) di avere accanto un buon gine e non uno che sta terrorizzato x tutta la gravidanza aspettando che da un momento all'altro partano le doglie....

Alle 8.30 di mercoledì 26/11/2003, dopo che da qualche giorno la massima della mia pressione era schizzata a 150 e dopo essere stati il lunedì precedente ad un controllo al Vittorio Emanuele (il primo ospedale da me scelto per il parto), io e mio marito ci presentiamo al PS dell'ospedale S. Bambino di Catania. Mi misurano nuovamente la pressione: 160/95 e già entrano nel panico! Io sto benissimo, i miei piciolli stanno benissimo, lunedì al tracciato non c'erano né contrazioni né sofferenza, il liquido è nella norma, tutto potrebbe procedere tranquillamente non dico fino alla DPP (23/12/2003) ma sicuramente ben oltre il 26 novembre MA... in ospedale non mi conoscono, non sono seguita da un medico di lì, sono diabetica, con una gravidanza gemellare indotta da ICSI alla 36+1, ho la pressione alta e nessuno si prende la responsabilità di temporeggiare. Chiedo di essere ricoverata per monitorare la pressione ma mi dicono che è meglio intervenire subito. Esco dal PS e mio marito mi chiede: "Come va?"; io rispondo: "Bene, li stanno facendo nascere!!!".
Mi portano in sala travaglio (deserta!) e mi dicono di cambiarmi (io mi ero portata solo una camicia da notte, le pantofole ed una tovaglia per la faccia!!!), quindi mi attaccano una flebo per idratarmi. Nel frattempo mi fanno un tracciato (piatto come al solito). Mi risparmio il clistere (durante la notte sono andata in bagno due volte) ma non la tricotomia (vabbè, si sapeva).
Mentre aspetto che finisce la flebo chiedo se posso uscire in corridoio ad avvisare mio marito che va tutto bene. Lui ha una faccia sconvolta ma è dolcissimo come sempre: io tremo come una foglia per la paura dell'intervento e lui mi abbraccia e mi accarezza. Nel frattempo è arrivata anche mia mamma con mia sorella e qualcuno dei familiari di mio marito ma io non caspico già niente.
Mi fanno rientrare. Io tremo come una foglia. Arriva l'anestesista per controllare le analisi (la visita anestesiologica l'avevo fatta nell'altro ospedale!), mi controllano la glicemia che è altissima, mi fanno l'insulina e mi portano in sala operatoria: la pressione è ancora alta ma ormai ci siamo quasi. Mi fanno la spinale e non sento niente, solo la prima punturina dell'anestetico. Prima che faccia effetto del tutto mi fanno sdraiare e mi attaccano il catetere, poi anche il monitor della pressione. Prima che mi calino il telo verde davanti al volto, vedo che la stanza si riempie di studenti universitari. Io tremo come una foglia (una cosa incredibile, veramente), un infermiere mi tiene la mano e mi dice che fra cinque minuti è finito tutto: sarà veramente così. Alle 10 in punto sento mia figlia scivolare via dalla mia pancia, piange. Cinque minuti più tardi anche il mio bambino è fuori, piange anche lui. Sento il rumore dell'aspiratore e un gran trafficare oltre il telo verde. Dopo qualche istante me li portano entrambi: me li ricordo ancora avvolti anche loro in quel telo verde mentre piangono disperati. Adele ha un sacco di capelli ed è tutta "riccia" in volto per il pianto, Diego ha un pianto "dell'abbandono" più dolce e meno isterico: pesano rispettivamente 2.9 e 2.690 kg. Li bacio e poi li portano via: non li rivedrò fino a venerdì e rimarranno in Terapia (fra intensiva, semintensiva e minima) rispettivamente 5 e 6 giorni.
Del dopo non ricordo granché, ricordo che in osservazione avevo messo il drenaggio perché perdevo un sacco di sangue ed ogni infermiere/dottore che passava mi premeva la ferita per farlo uscire fuori: un dolore lancinante (per fortuna si dimentica tutto e soprattutto esistono gli antidolorifici). Io continuo a tremare e sarà così finché mi portano in camera, due ore più tardi.
Il giorno dopo mi levano drenaggio e catetere, dopo due anche la flebo ed inizio a mangiare. Lo stesso pomeriggio salgo in terapia intensiva a conoscere i miei bambini: il peggio è passato (anche se mio marito non mi ha detto niente per non farmi preoccupare). Ora i piccoli respirano da soli e stanno recuperando in fretta dalla crisi ipoglicemica. Ringrazio il cielo di aver scelto il S.Bambino per partorire: a quest'ora io sarei ricoverata al Vittorio Emanuele e i miei figli al Policlinico, una tortura mai vista! Provo a tirarmi il latte e a salirlo in neonatologia ma sono poche lacrime (solo dalla cartella clinica saprò poi che non gliel'hanno MAI dato).
La domenica vogliono dimettermi ma io temporeggio perché non so le condizioni di Adele&Diego. Il lunedì, al giro dei medici, vedono che la mia ferita non va niente bene: il punto del drenaggio è da togliere e anche in un altro punto perde siero ed è gonfia. Da lì inizia il mio piccolo calvario che durerà altri 7 giorni: devono "spremere" la ferita per far drenare il siero altrimenti potrebbe infettarsi. Ma a me importa poco perché lo stesso giorno Adele è in camera con me e il giorno dopo anche Diego. Provo ad attaccarli ma il latte è pochissimo e loro dormono sempre.

Dopo 13 gg di ospedale (l'8 dicembre) torniamo tutti a casa: che liberazione!!! La pressione, che per tutto il tempo era stata altissima (anche 180 di massima) si stabilizza immediatamente. La glicemia torna a livelli decenti. La nostra nuova vita in quattro sta iniziando. Certo, devo scendere ogni giorno in H per la medicazione, ma non importa!

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ORIONE
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Messaggio da ORIONE »

Vediamo se riesco a scriverlo tutto in una volta o a puntate.

Credo che fin dall'inizio siano stati cefalici, mi ricordo l'emozione quando mi apoggiavano la sonda sulla pancia e apparrivano subito quelle due palline accostate. Per cui in accordo con ginecologa e osterica avevamo programmato un bel parto naturale. Poi 35 settimane strani movimenti per un giorno intero e a distanza di poco dall'ecografia una pallina era sparita: Diego si era girato. In tutte le misurazioni risultava più grosso del fratello di circa mezzo chilo per cui la mia gine mi ha detto che c'era la possibilità che uscendo per secondo facesse fatica a passare la testa. In preda a un bel po' di dubbi fissiamo il cesareo per il 14 agosto a 37 settimane esatte. Mi ricovero la sera prima accompagnata dai miei genitori arrivati in giornata dal Friuli e da mio marito. Subito lo sconforto, solitamente chi fa il cesareo viene messa in una singola ma il reparto è strapieno e vicino al mio letto non c'è nemmeno lo spazio per le due culle. Fortunatamente la mattina dopo spostano la mia compagna per lasciarmi un po' di tranquillità. Alle 8 arriva mio marito e poco dopo mia cognata che ha lavorato per 13 anni al nido e anche se ufficilamente assegnata ad altro reparto mi seguirà nel parto e si occuperà dei due cuccioli. Poco dopo arriva anche mia mamma, avevo chiesto che restassero a casa finchè non mi portavano in sala per non sommare altra agitazione ma non ha resistito.
Cominciano i preparativi: catetere (urrca che male) e flebo, camiciona bianca, calzoni verdi tipo gatto con gli stivali (a peli e clistere avvevo provveduto da sola) Arriva la mia gine che mi vuole fare un'ultima eco perchè "non si sa mai magari Diego ci ha ripensato" ma ovviamente non è così.
Quando arriva il momento mi portano via sul mio letto e mi spostano sul lettino operatorio dove fanno l'errore di lasciarmi qualche minuto a pancia in su in una posizione che non assumevo da parecchi mesi e che in qualche secondo mi fa precipitare la pressione. Avviso l'anestesista che mi mette per un attimo sul fianco ma troppo poco per farmi riprendere per bene per cui durante tutta l'operazione ho avuto la sensazione di stare per svenire oltre a un brutto senso di nausea. La spinale non la sento neppure mentre clandestinamente entra mio marito per un ultimo bacio, poi si sistema dietro il vetro da dove segue tutta l'operazione e dove accoglie per primo tra le braccia i nostri bambini.
Alle 10 nasce Matteo che piange subito e la gine mi chiede il nome credendo che ne avessi scelto uno per il primo nato e uno per il secondo mentre io li ho chiamati sempre per nome distinguendoli per tutta la gravidanza per cui chiedo se è il cefalico o il podalico.
Alle 10.02 nasce Diego ma non lo sento piangere, non mi preoccupo perchè so che lo portano subito nell'altra stanza che è insonorizzata. Dopo qualche giorno mio marito mi racconterà che Diego non ha reagito subito e che a lui sembrava proprio morto, mentre mia cognata mi ha spiegato che ci ha messo semplicemente qualche secondo in più per dare il primo respirone e che ha dovuto aspirargli un pò di muco e dargli uno schiaffetto sotto i piedi.
Mentre mi cuciono mia cognata mi porta Diego, tutto avvolto nel panno a parte il visino: che sensazione meravigliosa! Me l'ha appoggiato sul viso e ricorderò sempre quella pelle morbida e tiepida. Dopo pochi minuti arriva anche Matteo, tutto rosso e corrucciato.
Non faccio alcun passaggio in osservazione ma mi riportano subito in camera, passando per la sala d'aspetto dove trovo tutti i nonni in lacrime, hanno già conosciuto i nipoti attraverso il vetro. Mia madre ha intenerito una suora che le ha fatto dare una sbirciatina mentre ancora li lavavano e mio marito se li cullava.
Poco dopo le 11 siamo tutti quattro in camera e li attacco immediatamente al seno, ciucciano subito e io sono esausta. Ho fatto il rooming in totale e mio marito non ci ha mai lasciato nè di giorno nè di notte.
L'emozione più grande? Quando ero pronta per andare a casa con i pupi nei loro vestitini ad aspettare il babbo. Solo in quel momento ho avuto la consapevolezza che eravamo in quattro, che quegli esserini minuscoli me li sarei portata finalmente a casa e che la vita non sarebbe più stata la stessa!
Gli gnomi si sono svegliati, a presto!

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paola.m.
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Messaggio da paola.m. »

ricordo le mie urla prima dell'anestesia, tanta gente col camice che parla e parla e sangue dappertutto, agnese che mi viene strofinata sulla guancia, la pediatra che grida (boh, grida?) che stanno bene tutte e due, e qualcuno che mi tira via il lenzuolo che mi sono messa sulla faccia perchè mi dà fastidio la luce, voglio dormire non sentire più niente e non vedere non dico un medico, o un'ospedale, ma nemmeno una garza di cotone; e poi le ostetriche che mi lavano e mi consolano perchè piango e non mi fermo più, non si ferma più niente tutto gira e io mi preoccupo assurdamente del romanzo che ho lasciato in giro la sera avanti, quando si sono rotte le acque durante il monitoraggio e questi corrono dal medico e dicono che ho perso troppo sangue, non sto bene
il ritorno in stanza è spettacolare! mi riconducono in cameretta mentre arriva una decina di partorienti che non sanno dove piazzare, il reparto è pieno, ovunque ci sono barelle con pancioni traballanti spinte di corsa dagli infermieri e dietro grappoli di nonni e mariti con i borsoni che corrono per i corridoi! 17 nascite la notte successiva alla mia! tre gemellari, metà immigrati, bambini di tutti i colori, quartipare e quintipare!
- paola -

jewel
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Re: Racconti di parto gemellare

Messaggio da jewel »

GIADA E ALESSANDRO: NATI CON CESAREO IL 22 OTTOBRE 2004


Giada e Alessandro sono nati venerdì 22 ottobre alle 17.34 (Alex) e alle 17.35 (Giada) . La loro nascita, programmata per venerdì 29 ottobre, è stata improvvisa costellata di grandi emozioni,a causa di una gestosi improvvisa

Quel giorno mi ero recata in ospedale per la visita anestesiologica. L’anestesista era una dottoressa molto dolce e carina che dopo le domande di rito mi ha misurato la pressione che superava i 170 come massima. Grazie alla sua pacatezza non mi sono subito resa conto di cosa stesse accadendo…mi ha mandata a fare un controllo in reparto, dove la ginecologa mi ha messo su il tracciato. In 40 minuti aveva registrato 2 minuscole contrazioni, Mentre il cuore dei due trottava pensavo alla loro nascita che sarebbe avvenuta di lì a 8 giorni.
Terminato il tracciato la dottoressa ha disposto il ricovero per accertamenti sulla gestosi perché la pressione continuava ad essere alta e negli arti erano comprasi degli edemi.
Prima di lasciarmi andare, però, ha voluto vistarmi e…avevo già 4 cm di dilatazione. Ero talmente entrata nell’ottica che mi avrebbero operata il 29 che non ho dato peso all’urgenza della cosa fin quando la dottoressa non mi ha detto testuali parole “Tra un’ora facciamo il cesareo!” Erano passate le 16…
Non ero psicologicamente pronta…già avevo una fifa blu nel subire quell’operazione in quanto la prima della mia vita, figuriamoci d’urgenza! La dottoressa mi ha spiegato hes e vessimo aspettato non sarei arrivata alla sera: il cefalico (Alex) sarebbe uscito senza difficoltà mentre Giada, podalica…..Ovviamente le ho chiesto immediatamente di darmi la camera.
Dietro avevo solo la borsetta e gli esami e null’altro così ho mandato mia madre a recuperare il tutto.
Mi hanno assegnato subito il letto dicendomi di prepararmi, togliermi gli abiti e indossare il camice per la sala operatoria. Le due infermiere intanto erano indaffaratissime per preparare tutto il necessario.
Io ero agitatissima e cercavo di prendere tempo “un attimo, non sono ancora entrata nell’ottica” ripetevo! Alla fine mi sono vestita per l’evento, hanno fatto tutta la preparazione e mi hanno portata sotto La cosa brutta è che non c’era nessuno a darmi l’ultimo estremo saluto :wink: :lol: ! Ero preoccupata perché mio marito non era ancora stato avvisato, non avevo la valigia con gli abiti dei bimbi e l’operazione non l’avrebbe fatta il mio gine!
Giunti in sala operatoria c’era un sacco di gente tutta uguale nei suoi camici e mascherine verdi, mi parlavano dolcemente, tentavano di rassicurarmi. Mi sono tranquillizzata quando ho visto arrivare l’anestesista che mi era piaciuta sin da subito ispirandomi fiducia. Poi sono arrivati i dottori, di cui uno era lo stesso che fece nascere la prima figlia. Abbiamo scambiato un paio di battute e poi….via alle danze.
La mia preoccupazione era l’anestesia e non ho esitato a farlo presente, con dolcezza e calma mi hanno rassicurata e l’anestesista mi ha spiegato tutto ciò che stava facendo. Diciamo che l’iniezione, il bucare in sé non è stato molto piacevole. In un attimo le gambe si sono fatte calde e formicolanti, i dottori hanno spennellato la pancia e tirato su il telo affinché non assistessi in diretta…mentre operavano mi dicevo che presto avrei sentito il bisturi scivolare sulla mia pelle, seppur senza dolore…poco dopo ho sentito tirare la pancia in tutte le direzioni, poco dopo ho sentito il dottore annunciare la nascita di Alessandro, poi il suo vagito…dopo un minuto un secondo vagito e un cosino tutto sporco che spuntava dal telo: era Giada!
Non ho potuto trattenere le lacrime. Le puericultrici li hanno portati subito in incubatrice per scaldarli un po’!Intanto i dottori hanno iniziato a cucire: fase lunga e noiosa. In tutto l’intervento è durato 35 minuti!

Tornata in stanza è iniziata la degenza: due giorni davvero noiosi passati a letto tra flebo e catetere.
L’emozione più bella è stata quando me li hanno portati tutti infagottati: uno a destra e l’altra a sinistra. Li ho guardati avvolti nelle loro copertine e mi sono chiesta se sarei ancora stata in grado di accudire a dei cosini così, per di più a due insieme!


Il secondo giorno mi hanno fatta alzare dal letto ed è stata una sensazione molto strana…di lì la ripresa è stata tutta in salita.
Oggi Giada e Alex hanno esattamente 8 giorni: io praticamente corro anche se ancora stile connetto novantenne ma mi sento ogni giorno più ginnica. Il latte mi è arrivato ieri anche se non basta per entrambi pertanto li allatto in modo alternato: un pasto Giada al biberon e Alex al seno e poi viceversa…
Per il momento la cosa più difficile è l’organizzazione e devo ammettere che ho avuto bisogno di aiuto perché spesso si svegliano insieme e mentre allatto uno,mio marito deve dare il bibe all’altra o farle fare il ruttino…finchè posso cerco di cavarmela da sola, ma ci sono stati momenti in cui non è stato possibile. Credo anche che sia una questione di tempo: passato il periodo di rodaggio sarà tutto meglio!
Per ora mi godo i miei pulcini .
Mia figlia grande è adorabile: non ha dimostrato alcuna gelosia, è attenta e premurosa verso i fratelli e mi aiuta tantissimo. Questa notte voleva dormissero in stanza con lei, mentre io ho preferito averli, per comodità vicino al mio letto, ma abbiamo permesso a lei di venire nel lettone!

Insomma….la mia famiglia mi piace davvero tanto e tutto il resto, dal lavoro in poi, è passato in secondo piano e lo rimarrà per lungo, lunghissimo tempo! Voglio godermi questi due pupi senza pensare ad altro! Per il resto ci sarà tempo tutto la vita: loro rimangono piccoli per poco e non avrò mai più altre occasioni come questa!

tatona
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Messaggio da tatona »

E' un pò lungo, ma non sono riuscita a cancellare nulla....

Martedì 25 Marzo 2003 :
Ero alla 37 + 3, avrei dovuto ricoverarmi la domenica successiva allo scadere della 38 settimana per tutti gli esami di rito.
Il giorno prima avevo fatto l’ultimo incontro del corso preparto e il controllo dalla ginecologa, liquido abbondante, da ecografia tutto era ancora al suo posto. Avevo perso il tappo circa 6 giorni prima, ma questo non aveva smosso nulla.
Dormo tranquilla tutta la notte, verso le 5,30 mi sveglio che mi scappa la pipì, mi alzo per andare in bagno e nel tirarmi su mi sembra di “perdere” qualcosa. Faccio un piccolo controllo e mi dico ‘ solo suggestione ‘ .
Torno a letto, nel sedermi mi rendo conto che qualcosa sta veramente scendendo, torno in bagno e capisco che si è rotto il sacco.
Un po’ stupita e molto emozionata metto un assorbente e mi dico torno ancora un po’ a letto.
Mi sdraio, ma ovviamente non riesco più a prendere sonno.
Dopo circa 45 minuti mi alzo e vado a fare una bella colazione, (non bado finalmente alle calorie) sarà una giornata lunga meglio tenersi in forze.
Poi faccio una doccia, mi lavo i capelli, mi rendo un po’ presentabile ( depilazione gambe, ascelle,ecc ).
Una volta pronta sono circa le 7 del mattino, decido di preparare la colazione per mio marito e comunicargli la notizia.
Preparo una bella spremuta, un cappuccino ,qualche biscotto e vado da lui che dorme come un angioletto (sarà l’ultima volta che ci riesce).
Lo chiamo e gli dico “ Paolo è pronta la colazione “ Lui mi guarda come per dire ma che cavolo ci fai sveglia a quest’ora con la colazione pronta ?!!
Io gli sorrido e gli dico “ Si è rotto il sacco” Lui con aria sbigottita salta giù dal letto e mi dice “ Cosa Facciamo, Andiamo, non faccio colazione “ a me veniva da sorridere, dopo tutti i corsi che abbiamo fatto entri nel panico- Comincia a fare colazione con calma apparente e a lavarsi.
Nel frattempo chiamo mia sorella che è ostetrica, appena sente la mia voce mi dice “ C’e qualcosa che si muove, sono quasi due ore che mi sono svegliata e non riesco più a dormire “, è proprio vero che esiste un legame di sangue fra sorelle.
Insomma le chiedo consiglio su cosa fare, lei mi dice che essendo un caso un po’ particolare conviene prepararmi, mettere tutto in ordine e poi andare in ospedale.
Io che speravo di fare il travaglio nella tranquillità della mia casa, sapevo che alla fine sarei andata in ospedale, ma almeno all’inizio…
Va bè per una che aspetta due gemelli di cui uno traverso, essere riuscita a convincere il ginecologo a farle fare un parto naturale non è poco.
Messo tutto in ordine, infilate le ultime cose in valigia verso le 8 circa ci avviamo verso l’ospedale.
Cerco di contattare la mia dottoressa per vedere che turno fa, e soprattutto per dirle di tenersi pronta ( se non mi assiste lei nell’ospedale dove vado mi fanno sicuramente un cesareo) , ma non la trovo.
Arrivo in ospedale dove tutti mi conoscono, non solo per la mia situazione, ma soprattutto perché mio marito lavora lì, quindi nel giro di 5 minuti tutti sanno che siamo lì.
Facciamo la trafila, mi viene fatto il ricovero, mi fanno la visita e mi dicono che tutto è chiuso, io non ho nemmeno ½ contrazione.
Mi fanno una eco per controllare la posizione dei bambini e per segnare a che altezza sono i cuoricini, così non dobbiamo disperare ogni volta che facciamo il monitoraggio.
Mi fanno andare in camera, mi metto il pigiama e a questo punto mi fanno il primo di una lunga serie di monitoraggi.
Contrazioni completamente assenti, battito perfetto in entrambi i cucioli. Vai in camera e riposati mi dicono-
A quel punto Paolo mi dice, dai vado un po’ in ufficio, tanto dono sempre qui dentro e se hai bisogno mi chiami.
Io avviso i parenti che tutto è fermo e mi metto a leggere il libro della LLL sull’allattamento materno.
Intanto passano i minuti, vengono a chiamarmi per farmi fare un altro monitoraggio, nel frattempo arriva mia sorella che mi porta da bere, passiamo un po’ di tempo a chiacchierare.
Verso Le 12.30 comincio ad avere qualche piccolo dolore, sembrano più dolori mestruali che vanno e vengono-
Come mi avevano detto avviso l’ostetrica di turno che mi dice, fra un’ora facciamo il monitoraggio (il terzo !!!!).
Mi consigliano di non mangiare, sono a rischio di cesareo, quindi solo qualche goccia di acqua .
In effetti non ho molta fame, il cibo dell’ospedale non mi ispira più di tanto.
Nel frattempo faccio conoscenza con la mia compagnia di stanza, una ragazza che ha partorito con taglio cesareo 10 giorni prima ma che è ancora lì perché la bambina è in patologia neonatale, è nata che pesava solo 1,8 Kg.
Questa tizia è di una pesantezza e di un pessimismo Mortale, continua a dirmi che le fanno male i punti, che le fanno male le emorroidi, che le fa male il tiralatte, insomma una cosa insopportabile.
Immaginate che meraviglia essere lì con una che ti dice “ Vedrai come sarà allattare, guarda quante sofferenze …”
Insomma verso le 17 chiamo Paolo e gli dico di venire lì, lui arriva subito e insieme decidiamo di chiedere la possibilità di spostarci da lì.
Io questa non la sopporto più. Andiamo a cercare l’ostetrica di turno - che tra l’altro scopro essere quella che mi ha fatto il corso di preparazione al parto - e la mia gine, raccontiamo il tutto, e per fortuna è una giornata molto tranquilla e non c’è nessuno in travaglio.
Mi dicono quindi che posso andare in una delle sale travaglio – Parto.
Dove ho partorito io ci sono quattro sale, una con la vasca per il parto in acqua, una con un leto super avveniristico (liane ecc) e due sono normali.
Purtroppo devo scegliere una di quelle normali visto che la mia situazione è a rischio e potrebbero dover intervenire!!! (speriamo proprio di no !)
Comunque il tragitto verso la zona parto mi sembra lunghissimo, mi fermo un sacco di volte per le contrazioni che mi vengono, sembra che lo stare in piedi le abbia aumentate.
Entrati nella stanza comincio a guardarmi in giro, poco dopo mi fanno il 4° monitoraggio per vedere come sono le contrazioni, la cosa molto strana è stata che né io né Paolo abbiamo mai provato a contare ogni quanto mi venissero,sarà stato perché sapevamo di essere già li in ospedale oppure perché pensavamo che non fossero quello buone.
Comunque durante questo monitoraggio le contrazioni ci sono,sono belle lunghe e forti, e la mia ostetrica mi dice che da ora in avanti il dolore non aumenterà più, sarà solo per più tempo.
Mimma (l’ostetrica) mi dice se voglio mettere un po’ di musica, (avevo preparato una bellissima cassetta con tutte le mie canzoni preferite)ma le devo dire di aver dimenticato la cassetta in macchina e Paolo non vuole saperne di andare a prenderla, così accendiamo un po’ la radio, ma è come se non ci fosse , sono troppo concentrata su me stessa(finalmente posso dare sfogo al mio egocentrismo).
Intanto io mi sento come una tossica, appena finisce la contrazione mi sento in un modo stranissimo, mi sembra di essere sospesa in aria, che le mie gambe siano molli, che tutte le fibre del mio corpo si lascino andare e si rilassino (è troppo bello, no voglio che finisca), in qualche occasione riesco anche a farmi un mini-pisolino.
Da qui in avanti ci hanno lasciato stare per un paio d’ore, ogni tanto facevano capolino e ci salutavano e chiedevano come stavo, ma non mi hanno più fatto nulla.
Dopo un po’ (non so esattamente quando) ho chiesto di poter bere o mangiare qualcosa,del resto ero digiuna dalle 6 della mattina ( mi ero anche portata una bella scorta di bibite, dolci e salatini ) la risposta fu un bel NOOOOOOOO!, se poi dobbiamo operarti è meglio che non mangi nulla, altrimenti gli anestesisti si arrabbiano.
Allora impietositi dalla mia espressione mi fanno una flebo di glucosata, così almeno reintegro un po’ di liquidi.
Nel frattempo le contrazioni diventano sempre più forti, io non riesco più a trovare una posizione dove stare un po’ meglio, uso lo sgabello svedese, è l’unica cosa su cui riesco a stare; comincio anche ad usare la voce, cerco di rilassarmi, di lasciare morbidi i tessuti emetto dei suoni (non urla )che richiamano mezzo reparto.
(la mia dottoressa mi dirà poi che non ha mai assistito ad un travaglio come il mio, mi ha detto che sono stata fin troppo controllata, forse se mi fossi lasciata andare di più ci avrei messo molto meno tempo, ma purtroppo io sono fatta così ).
Paolo nel frattempo si sentiva un po’ inutile, adesso se ci ripenso non l’ho quasi considerato, fra una contrazione e l’altra parlavamo,del più e del meno, siamo riusciti anche a ridere per qualche cosa che non ricordo, ma quando arrivavano io mi isolavo e mi dava qua fastidio la presenza di chiunque (sono sempre stata così,il mio istinto quando sto male mi porta ad isolarmi)
Non riesco nemmeno a ricordare se mi massaggiava o se mi sosteneva, ero proprio chiusa in me stessa.
Verso le 20 arriva mia ginecologa e dice a Paolo (sono amici) “Vai adesso a mangiare qualcosa, rima che chiudano la mensa, anche perché non penso che poi avrai molto tempo per farlo”
Così lui se ne va per un po’ mentre io chiedo se per favore possono farmi qualcosa per scaricarmi, nonostante tutti quei movimenti Lì sotto io non ci ero ancora riuscita. Detto …Fatto… arriva un bel clistere che devo dire mi aiuta molto e ‘ che bello poter spingere !!!.
Da qual momento in avanti non ho più la cognizione del tempo, ricordo che mi fecero fare ancora dei monitoraggi o quali furono terribili, ricordo quei momenti come un fastidio enorme, non mi potevo muovere, le contrazioni aumentavano e i sensori mi schiacciavano la pancia da morire.
Ad un certo punto l’ostetrica che mi aveva seguito mi dice che se ne va, le subentrerà un’altra ragazza di nome Annalisa (scoprirò dopo che era compagna di classe di mia sorella)
Non so quanto passò quando mi chiesero se iniziavo a sentire delle spinte o se sentivo il bisogno di spingere ed i dissi “no,no proprio nulla”.
Allora la mia dottoressa mi disse : “ proviamo a vedere a che punto sei” io dico va bene vado prima in bagno però e tutti mi dico “ a fare che cosa!!!????” i io “bo mi sembra che mi scappa “- “Ma sei matta vieni subito qui che ti visito, cosa vuoi fare partorire sul WC”
Allora mi visita e mi dice “ Ok ci siamo sei a dilatazione completa!?????”
AIUTOOOOOO !!!Ma allora non era tutto uno scherzo, devo proprio partorire (devo confessare che lì mi sono un po’ agitata, insomma stavo per diventare mamma per davvero, non potevo più rimandare.)
Così mi obbligano a salire sul lettino ( o meglio c’ero già, mi fanno scendere, lo trasformano nel letto per le torture e mi obbligano a salirci ).
A quel punto chiedo “adesso mi togliete il monitoraggio vero?” e tutti m guardano come se fossi una povera scema e mi dicono che da quel momento in poi non me lo toglieranno più.
Mi viene quasi da piangere, quei tre aggeggi sulla pancia mi facevano impazzire, inoltre ogni tanto mi facevano pure una eco per vedere come andavano la posizione del secondo gemello, il quale adesso che aveva un po’ più di spazio si dava alla pazza gioia, calci pugni singhiozzi.
Non so quanto è durato, io ho sicuramente spinto un bel po’, ho provato a chiedere che ore fossero quando ha iniziato, ma non mi hanno risposto(credo fossero le 23.00)
Insomma io ero obbligata a stare in quella posizione con un bambino che stava per nascere e uno che scalciava come un matto.
Nel frattempo la gine aveva chiamato un suo collega (tra l’altro di riposo)che le avrebbe dato una mano in caso di difficoltà.
Io che sognavo un parto tranquillo mi ritrovavo con 2 ostetriche, 2 ginecologi, 2 puericultrici, 1 anestesista, 1 ferrista e 2 infermiere che mi guardavano.
Ad un certo punto la doc mi spiega come pensava di operare, quando Niccolò sarebbe nato lei sarebbe subentrata all’ostetrica, intanto l’altro gine avrebbe tentato di posizionare Lorenzo a testa in giù tenendolo anche controllato con l’ecografo.
Io intanto non ce la facevo più, mi disturbava tantissimo il monitoraggio, sono riuscita a togliermi l’aggeggio che registrava le contrazioni, (era ovvio che ci fossero), addirittura sculacciavo Lorenzo intimandogli di stare fermo.
Per cercare di accelerare il tutto mi hanno anche dato un po’ di ossitocina, ma a qual punto non me ne fregavo più nulla, Volevo solo che tutto finisse presto.
Ho cominciato ad avere dei momenti di cedimento, quando mi passava la contrazione supplicavo che mi portassero in sala operatoria, volevo il taglio cesareo,, continuavo a dire che non ne potevo più, che se non intervenivano avrei smesso di spingere; oppure dicevo a Paolo “ Tu che li conosci,, tu che lavori con loro, convincili ti supplico fai qualcosa….”
Poi ho avuto un po’ di sollievo da una allieva ostetrica che ha imbevuto un panno di acqua e me lo ha passato sulle labbra e sulla fronte, ho chiesto che aprissero la finestra e tutti mi hanno detto che così quando fossero venuti al mondo i bimbi avrebbero preso la bronco e quindi nulla.
Ad un certo punto il ginecologo (UOMO) mi dice “Signora, hanno partorito tutte vole non farcela proprio lei “ !!!!????
Avrei voluto mandarlo a quel paese, ma in quel momento avevo altro da fare.
Intanto avevo praticamente stritolato la mano di Paolo e della ginecologa;
Dopo poco Annalisa mi dice “Dai forza si vedono i capelli, Forza Siamo quasi alla fine devi cercare di spingere bene “ a quella frase praticamente tutti sono andati là davanti a vedere e io mi sono sentita malissimo, non volevo, infatti ho detto a Paolo di venire via, che non volevo che vedesse.(non ho ancora ben capito il perché ).
Alcune spinte non andavano bene , perché non spingevo nel punto giusto, qui parte la mia episiotomia che deve dire mi ha dato abbastanza fastidio anche s ero nel pieno delle spinte.
Quando ho capito come spingere mi sono impegnata di più, spingevo anche quando mi passava la contrazione e poi una due tre…. Un bruciore terribile e e e e esce la testa, Paolo va li davanti e rimane sbalordito, un’altra spinta ed ecco che esce tutto il resto del mio piccolo Niccolò, il dolore è terminato immediatamente, me lo hanno fatto vedere per qualche secondo e poi se lo sono portato via. Erano le 00.09 del 26-03-2003.
Hanno chiesto a Paolo di andare con loro, per tutte le varie faccende, ma io gli ho chiesto di restare con me, ho detto che fuori c’era mia sorella e potevano chiamare lei.
Nel frattempo l’ostetrica si sposta ed è subentrata la ginecologa, la quale vedendomi in viso ha deciso che non avrei potuto sopportare ancora per molto e quindi decide di intervenire attivamente per far nascere Lorenzo.
Rompe il sacco ( i miei piccoli sono omozigoti ma biammiotici ), e appena Lorenzo sente che c’è una via d’uscita invece che buttare la testa ci butta un piede.
Paolo quando ne parliamo mi dice che è stato un momento pazzesco, vedeva questo piedino avanzar fuori e muoversi cercando qualcosa a cui appoggiarsi, se la cosa non fosse stata drammatica ci sarebbe stato anche da ridere.
Allora la doc decide di tirarlo fuori LEIIII . Comincia così non so a fare cosa, io volevo solo che la smettesse in fretta, avevo i crampi alle gambe, non vedevo l’ora di potermi muovere da quella posizione infernale, non ricordo nemmeno se avevo ancora delle contrazioni oppure no, so solo che sentivo un male atroce.
Insomma alla fine è praticamente entrata lei con un braccio a prendere il Lorenzo. Io urlavo dal dolore, ho forse urlato più in quel momento che prima.
Tutto questo è durato solo 4 minuti, perché alle 00.13 Lorenzo veniva al mondo, la prima cosa che ha fatto è stato sputacchiare un po’ di liquido che aveva bevuto, e poi fare pipì addosso alla dottoressa (irriverente fin da subito).
Proprio perché non ha pianto io mi sono spaventata, io non lo vedevo, non lo sentivo, sono andata subito in panico, ha iniziato a chiedere “ Ma sta bene, come è c’è tutto …ecc”
Dopo qualche secondo me lo hanno fatto vedere, era stupendo, tutto sporco e …. Non ho parole, non riesco a descrivere cosa ho provato, gli ho dato un bacino e me lo hanno portato via con il suo papà.
Non ricordo cosa feci in quei momenti, ricordo solo che dopo poco è entrata mia sorella mi ha fatto gli auguri e i complimenti e mi ha detto che Niccolò stava bene , e che gli aveva fatto lei il bagnetto e che lo stavano vestendo.
Abbiamo iniziato a piangere come due fontane(per fortuna che non mi ha assistito lei al parto), continuava a dirmi che i bimbi erano bellissimi, sani e che io era stata molto brava.
Nel frattempo mi hanno torturato ancora per un po’, mi hanno fatto il secondamento della placenta manuale (avrebbero potuto evitarlo, e lasciare che uscisse da sola) e mi hanno un po’ ripulita.
Avrei voluto cambiare posizione, potermi sdraiare o sedere , muovere un po’ le gambe, ma me lo hanno negato dicendomi che dovevano mettermi i punti.
Quando la dottoressa tornò (era andata anche lei a vedere i due mocciosi) si preparò per mettermi i punti, fu una cosa lenta, fastidiosa e molto dolorosa, l’unica cosa bella e che per disinfettarmi hanno usato una sostanza che era freschissima e mi a dato un po’ di sollievo.
Ho chiesto quanti punti mi stessero dando, ma non me lo hanno detto…
Ad un certo punto mi sono dimenticata di tutto, tra un tremore e l’altro li ho visti arrivare, i tre uomini della mia vita…
Credo che Paolo camminasse ad un metro da terra, nonostante fosse ormai tardi (circa la 1 di notte ) la stanchezza era completamente scomparsa- Ho ricominciato a far la fontana, mi sono sentita la persona più felice e più fortunata del mondo.
Io ancora non mi potevo muovere, quindi me li hanno messi in braccio, erano due scricioli : Niccolò pesava 2,490 Kg per 49 cm di lunghezza, mentre Lorenzo era 2,640 Kg per 48 cm.
Se ne stavano tranquilli in braccio alla loro mamma , erano due meraviglie.
Finalmente avevano finito di darmi i punti, così mi potevo muovere e mi misi semi seduta per stare più comoda.
A quel punto arrivarono le due puericultrici che mi aiutarono ad attaccarli al seno, Io volevo assolutamente allattare e sapevo che prima si comincia meglio è.
Hanno ciucciato bene, sono stati molto bravi, erano così piccoli e con poche forze che dopo poco si sono appisolati.
Non volevo staccarli, ma visto che dormivano io e Paolo ce li siamo divisi.
Nel frattempo eravamo rimasti soli (FINALMENTE) solo noi 4, a conoscerci e a cominciare questa meravigliosa avventura.
Per fortuna che qualche anima buona mi ha portato qualche cosa da mangiare , the, biscotti fette biscottate e marmellata. Ho letteralmente sbranato tutto.
Verso le 4 del mattino ho sentito il bisogno di andare in bagno, ho chiamato Annalisa, la quale mi ha aiutata, io avrei voluto fare una doccia, ma nella sala parto la doccia non esiste e in camera me lo ha sconsigliato in quanto avrei disturbato, così mi sono solo rinfrescate un po’ il viso, mi sono cambiata, ho messo il pigiama e siamo andati verso la nostra stanza.
Anche se erano le 4.30 del mattino gran parte del personale del reparto è venuto a farci le congratulazioni.
Abbiamo lasciato i bimbi al nido, speravo di riuscire a dormire qualche ora, invece ero così euforica che non sono riuscita a chiudere occhio, ha fatto un pisolino e alle sei stavo già mandando messaggi a tutti gli amici annunciando la nascita dei gemix.
Alle 7 mi sono alzata, mi sono lavata, mi sono data una sistemata, un po’ di trucco e via sono corsa (si fa per dire con tutti quei punti) al nido a prendere i bimbi.
Insomma i giorni ce sono seguiti sono stati duri, i punti mi facevano male, insieme ai gemelli erano nate anche delle belle emorroidi, i miei piccoli si sono dimostrati fin da subito dei gran mangioni e quindi si sono fatti anche 13-14 pasti al giorno.
Comunque è stata una bella esperienza, sono proprio contenta di aver fatto questa scelta, per me era importante riuscire ad avere un parto “naturale” e avercela fatta mi ha dato soddisfazione.

rebby
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Messaggio da rebby »

wow che storie ma molto belli grazie mammine :bacbac:

fra 7/8 mesi raccontero anche la mia :?

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cocca75
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Messaggio da cocca75 »

SONO ARRIVATA IN OSPEDALE MARTEDI’ 8/2 E DOPO LE ANALISI DI RITO ED UN TRACCIATO I MEDICI HANNO DECISO DI RICOVERARMI PER VEDERE SE RIUSCIVANO AD INDURMI IL PARTO.
COSì NEL POMERIGGIO LA GINE HA PROVVEDUTO AL DISTACCAMENTO MANUALE DELLE MEMBRANE (IMMAGINATEVI IL MALE…) SPERANDO IN UN TRAVAGLIO SPONTANEO.
MA TOMMY ED ELE NON NE VOLEVANO SAPERE DI VENIRE AL MONDO ED ALLORA SI E’ PROCEDUTO CON LA SECONDA FASE: H. 10.00: ROTTURA MANUALE DEL SACCO AMNIOTICO! MALE CANE ANCHE Lì! PERO’ HA FUNZIONATO.
DOPO QUALCHE ORA CONTRAZIONI LEGGERE SI SONO FATTE SENTIRE SOTTO TRACCIATO E LA DILATAZIONE E’ ARRIVATA SENZA DOLORE AI 4 CM.
ALLE 15.00 MI HANNO TRASPORTATA IN SALA TRAVAGLIO… SEMBRAVA UNA CAMERA D’ALBERGO, UN PO’ FREDDINA (ANCHE COME TEMPERATURA) MA PASSABILE.
MI HANNO RIMESSA SOTTO TRACCIATO (E’ STATO IL MIO INCUBO PER TUTTO IL PARTO! MA I BIMBI DOVEVANO STARE SOTTO OSSERVAZIONE STRETTA PER EVITARE LA SOFFERENZA FETALE) E SOTTO FLEBO DI OSSITOCINA. E Lì LE VERE CONTRAZIONI SI SONO FATTE SENTIRE!
HO CONTINUATO IL TRAVAGLIO SEDUTA SULLA SEDIA MA DOPO UN PO’ NON CE L’HO PIU’ FATTA E MI SON DOVUTA ALZARE. HO PROVATO A METTERMI SDRAIATA MA ERA PEGGIO E COSì MI SONO MESSA IN PIEDI ATTACCATA ALLA TESTIERA DEL LETTO AGGRAPPANDOMI A QUELLA AD OGNI CONTRAZIONE ED URLANDO DAL DOLORE PER SFOGARMI. SE FOSSI STATA ZITTA A SOFFRIRE IN SILENZIO SAREBBE STATO PEGGIO.
L’OSTETRICA MI HA CONSIGLIATO DI MUOVERE IL BACINO ROTEANDOLO E COSì HO FATTO, TROVANDO UN PO’ DI SOLLIEVO.
OGNI TANTO MI MANDAVA A FARE PIPI’ ANCHE SE ERA SEMPRE PIU’ DIFFICILE MUOVERSI E CAMMINARE. INIZIAVO A SENTIRE IL DESIDERIO DI SPINGERE E L’OSTETRICA AD UN CERTO PUNTO MI HA DETTO DI PROVARE. MA NON ERANO QUELLE LE SPINTE GIUSTE! E L’HO CAPITO SOLO QUANDO MI HA FATTA SEDERE SUL GABINETTO E MI HA DETTO DI SPINGERE COME PER FARE LA CACCA ALLA CONTRAZIONE SUCCESSIVA. E COSì HO FATTO! MI SON SFORZATA COSì TANTO DA FARMI VENIRE MALE AGLI ADDOMINALI, MA QUELLE ERANO LE VERE SPINTE! UNA VOLTA CAPITO QUELLO LA STRADA STAVA LEGGERMENTE ANDANDO IN DISCESA!
LA MIA DILATAZIONE ERA QUASI COMPLETATA E LE CONTRAZIONI SEMPRE PIU’ FREQUENTI. OGNI VOLTA CHE NE PASSAVA UNA CROLLAVO ADDORMENTATA CON LA TESTA SUL LETTO… ERO STRAVOLTA!
SICCOME NON RIUSCIVO PIU’ A FARE PIPI’ MI HANNO MESSO UN CATETERE PER LIBERARMI DOPODICHE’ MI HANNO TRASPORTATA IN SALA PARTO.
UNA BRUTTA SALETTA COLOR VERDE, CON UN LETTO ALTISSIMO CON LE STAFFE SU CUI MI HANNO FATTA SALIRE E SDRAIARE PER DARE ALLA LUCE I MIEI BIMBI.
AVEVO INTORNO MEZZO OSPEDALE… CI SARANNO STATE UNA DECINA DI PERSONE FRA GINE, OSTETRICHE, PUERICULTRICI, INFERMIERE E PEDIATRI. TUTTI A GUARDARE ME CHE PARTORIVO!
PER AIUTARMI ED AIUTARE LA BIMBA AD USCIRE E’ STATA NECESSARIA L’EPISIOTOMIA. MA A QUEL PUNTO NON M’IMPORTAVA PIU’.
QUANDO SI E’ CONCENTRATI SULLA SALUTE DEL BAMBINO CHE STA PER NASCERE CI SI FAREBBE TAGLIARE IN DUE PUR DI FACILITARLO AD USCIRE… E COME HO ACCETTATO DI BUON GRADO DI SOFFRIRE PER LO SCOLLAMENTO DELLE MEMBRANE, PER LA ROTTURA DEL SACCO DI ELETTRA E PER LE CONTRAZIONI FORTI CHE PORTA LA FLEBO DI OSSITOCINA, HO ACCETTATO ANCHE L’EPISIOTOMIA.
DOPO QUALCHE MINUTO HO VISTO BORIS CHE AVEVA GLI OCCHI TUTTI ILLUMINATI QUANDO L’OSTETRICA GLI HA DETTO “ SI VEDE LA TESTA… VIENI A VEDERE!!!”. A QUEL PUNTO LA STANCHEZZA ACCUMULATA E’ ANDATA VIA ED IO MI SONO IMPEGNATA AL MASSIMO PER LA MIA PICCOLA ELETTRA CHE CON GRANDE FATICA SI ERA FATTA STRADA DENTRO DI ME PER VENIRE ALLA LUCE. E COSì HO SPINTO A PIU’ NON POSSO ALL’ARRIVO DELLA NUOVA CONTRAZIONE MA NON E’ BASTATO ED A QUELLA SUCCESSIVA DUE OSTETRICHE MI HANNO PRESO I PIEDI E LI HANNO PUNTATI CONTRO IL LORO PETTO DICENDOMI DI FARE FORZA CONTRO DI LORO.
E COSì FACENDO ELTTRA E’ USCITA CON LA TESTA. ALLA SPINTA SUCCESSIVA E’ USCITA LA SPALLA ED IL RESTO.
LA SENSAZIONE CHE HO PROVATO E’ STATA STRANISSIMA… COME SE FOSSE USCITO DA DENTRO ME UN GROSSO SACCO DI VELLUTO. UN SACCO CHE PESAVA 2820 GRAMMI, LUNGO 48.8 CM E CHE STRILLAVA!! LA MIA PICCOLA ELETTRA!! NATA ALLE 23.25. DOPO LA VISITA DEL PEDIATRA (CHE LE HA ASSEGNATO UN PUNTEGGIO APGAR DI 9/9) L’HANNO DATA A BORIS CHE ME L’HA PORTATA A VEDERE… AVEVA GLI OCCHI SPALANCATI SUL MONDO, GRANDISSIMI, E QUEI CAPELLI DRITTI SPARATI SULLA TESTA CHE HANNO FATTO RIDERE TUTTI IN SALA PARTO. MI RIPETEVANO “SIGNORA, NON POTEVA DARLE UN NOME PIU’ AZZECCATO!!” ED ERA VERO.
MA NON AVEVO TEMPO DI CONCENTRARMI SULLA MIA BIMBA. AVEVO ANCORA UN PEZZO DI STRADA DA FARE. TOMMASO STAVA PER NASCERE ED ERA GIA’ INCANALATO PER META’.
SONO TORNATA A CONCENTRARMI SULLE SPINTE E LA SENSAZIONE CHE AVEVO DENTRO STAVOLTA ERA DIVERSA: SENTIVO COME UN PALLONCINO PIENO D’ACQUA CHE STAVA SCENDENDO NEL COLLO DELL’UTERO. HO CHIESTO ALL’OSTETRICA SE IL SACCO SI ERA GIA’ ROTTO, PROPRIO PERCHE’ LO SENTIVO SCENDERE COL BAMBINO. E LEI MI HA DETTO CHE NO, NON SI ERA ANCORA ROTTO. IN QUELLO STESSO MOMENTO UN’ONDATA L’HA PRESA IN PIENA FACCIA: IL SACCO ORA ERA ROTTO E L’OSTETRICA LAVATA DA CAPO A PIEDI.
RISATONA GENERALE IL SALA PARTO, ANCHE IO SON SCOPPIATA A RIDERE NONOSTANTE LA FATICA PER FAR SCENDERE TOMMASO.
I MINUTI PASSAVANO E LA MEZZANOTTE SI AVVICINAVA. SAREBBE STATO IL COLMO FARLI NASCERE IN DUE GIORNO DIVERSI!
TUTTI GUARDAVANO L’ORA, NON PREOCCUPATI PER IL GIORNO CHE CAMBIAVA MA PER LA SOFFERENZA FETALE CHE POTEVA ESSERCI. MA TOMMASO STAVA BENE, LO AUSCULTAVANO CONTINUAMENTE ED IL SUO CUORE BATTEVA REGOLARE.
IO CONTINUAVO A SPINGERE MA NON SENTIVO ANCORA L’OSTETRICA DIRMI “SI VEDE LA TESTA!”. ERO ABBASTANZA STANCA MA NON POTEVO MOLLARE!
IL GINE AD UN CERTO PUNTO DECIDE DI PRENDERE LO SGABELLO PER FARMI PARTORIRE. AL SOLO PENSIERO DI SCENDERE DAL LETTO DEL PARTO PER METTERMI SEDUTA MI SON SENTITA MALE ED HO INIZIATO A SPINGERE A PIU’ NON POSSO AD OGNI SPINTA, PUNTANDO I PIEDI CONTRO LE STAFFE. DI NUOVO DUE PUERICULTRICI SI SONO OFFERTE DI TENERMI I PIEDI E COSì, COME ELETTRA, ANCHE TOMMASO E’ VENUTO AL MONDO. ALLE 23.57… VERAMENTE AL LIMITE DELLA MEZZANOTTE!
VISITATO DAL PEDIATRA, PESO 3390 GR., LUNGHEZZA 51,2 CM, ANCHE LUI HA RICEVUTO UN PUNTEGGIO DI 9/9.
I MIEI FIGLI ERANO NATI E GODEVANO DI PERFETTA SALUTE! DI MEGLIO NON AVREI POTUTO CHIEDERE.
DOPO LA VISITA, SICCOME IL PAPA’ AVEVA ANCORA ELETTRA IN BRACCIO, MI HANNO MESSO TOMMASO SULLA PANCIA. ANCHE LUI AVEVA GLI OCCHI SPALANCATI SUL MONDO E QUELL’ESPRESSIONE UN PO’ ACCIGLIATA CHE CONTINUA AD AVERE ANCORA ADESSO, COME PER DIRE “MA PERCHE’ NON MI AVETE LASCIATO IN PACE? STAVO TANTO BENE DOV’ERO!”. EH Sì, LUI SI ERA INCANALATO CON TUTTA LA SUA CASETTA… NON AVEVA PROPRIO INTENZIONE DI NASCERE!
A QUEL PUNTO PERO’ IO DOVEVO ANCORA FAR USCIRE LE PLACENTE E QUINDI HO CHIESTO CHE QUALCUNO LO TENESSE. AVEVO PAURA CHE MI CADESSE PER TERRA.
DOPO QUALCHE MINUTO HO SENTITO VOGLIA DI NUOVO DI SPINGERE E COSì E’ AVVENUTO IL SECONDAMENTO. 1200 GR DI PLACENTE! UN BEL PESO DA PORTARMI APPRESSO!
IL MIO PARTO ERA FINITO… ED IO ERO STRAVOLTA MA TANTO FELICE DI AVER VISSUTO QUELL’ESPERIENZA.
DOPO PERO’ LE COSE NON SONO ANDATE COME AVREI VOLUTO. MI SAREBBE PIACIUTO ANDARE IN CAMERA A RIPOSARE, MI SAREBBE PIACIUTO VEDERE BENE I MIEI BIMBI, MI SAREBBE PIACIUTO ESSERE LASCIATA IN PACE.
INVECE IL GINE HA INIZIATO A FARMI DEI MASSAGGI SULLA PANCIA PER FAVORIRE L’USCITA DEL SANGUE, PERCHE’ IL SECONDAMENTO RISULTAVA INCOMPLETO.
E C’ERANO DA CUCIRE I TAGLI E LE LACERAZIONI. QUELL’OPERAZIONE MI SEMBRAVA NON FINIRE MAI E MI FACEVA MALE. CONTINUAVO A DIRE “BASTA!”. MA PURTROPPO NON SMETTEVANO.
POI HO INIZIATO A VEDERE TUTTO A PALLINI. MI SENTIVO SVENIRE.
DOPO UN MEZZ’ORA BUONA MI HANNO CARICATA SULLA BARELLA E MESSA NELLA SALETTA DI OSSERVAZIONE: AVEVO PERSO TROPPO SANGUE E DOVEVO RIMANERE SOTTO CONTROLLO PER TUTTA LA NOTTE.
MI RENDEVO CONTO DI STRAPARLARE, VOLEVO VEDERE I MIE BIMBI E MIO MARITO CHE ERA USCITO CON LORO PER FARLI VEDERE AI MIEI ED AI SUOI E NON LO AVEVO PIU’ FATTO RIENTRARE. STAVO TROPPO MALE PER CAPIRE CHE NON ERO IN GRADO DI FARE NULLA SE NON STARE SDRAIATA.
OGNI MEZZ’ORA VENIVANO A MASSAGGIARMI LA PANCIA PER CONTROLLARE CHE IL MIO UTERO FOSSE A POSTO. ED OGNI 10 MINUTI UN MACCHINARIO ELETTRONICO MI MISURAVA LA PRESSIONE.
RICORDO VAGAMENTE DI AVER RISPOSTO MALE AD UNA GINE CHE MI AVEVA CHIESTO QUANTI CHILI AVEVO PRESO IN GRAVIDANZA… SECONDO LEI ERANO TROPPI ED ERA PER QUELLO CHE ERO IN EMORRAGIA! MI SEMBRA DI AVERLE DETTO “LI FACCIA LEI DUE GEMELLI, ARRIVI FINO A TERMINE E LI PARTORISCA NATURALMENTE… POI FORSE NE POTREMO RIPARLARE!”. MA FORSE L’HO SOLO PENSATO MENTRE ANCHE LEI MI TORTURAVA LA PANCIA.
NELLA NOTTE POI HO SENTITO ANCHE UNA CONVERSAZIONE TRA UNA GINE ED UN’OSTETRICA… PARLAVANO DEL MIO UTERO… DICEVANO “SE CONTINUA COSì LO PERDE!”. E MI SON SENTITA GELARE IL SANGUE! PER UN ATTIMO MI SON VISTA STETA IN SALA OPERATORIA MENTRE ASPETTAVO LA PARATOMIA! MI E’ VENUTA IN MENTE LA PUNTATA DI “REPARTO MATERNITA’” NELLA QUALE UNA SORTE DEL GENERE ERA CAPITATA AD UNA RAGAZZA DELLA MIA ETA’ SUBITO DOPO IL PARTO.
NATURALMENTE AVEVO CAPITO MALE… NON PARLAVANO DELL’UTERO MA DEL SANGUE, CHE CONTINUAVO A PERDERE.
LA MIA EMOGLOBINA ERA A MENO DI 4 (QUANDO IL VALORE NORMALE DOVREBBE ESSERE SUI 13-14) ED ERO AL LIMITE DELLA TRASFUSIONE.
MI RICORDAVO DEL RACCONTO DI MIA ZIA, CHE LEI LA TRASFUSIONE DOPO IL PARTO L’HA SUBITA.
AVEVO UNA VOGLIA MATTA DI MUOVERMI, CAMBIARE POSIZIONE, MA NON RIUSCIVO, TRA IL MALE ALLA FERITA , LE FLEBO ATTACCATE AD UN BRACCIO E IL RILEVATORE DI PRESSIONE ALL’ALTRO. E POI MI SONO ADDORMENTATA.
MI HA SVEGLIATA UN’INFERMIERA ALLE 7 DEL MATTINO PER ACCOMPAGNARMI IN CAMERA CON LA BARELLA.
DOPO UN’ORETTA I MIEI PICCOLINI SONO ARRIVATI DA ME, NELLE LORO CULLETTE TRASPARENTI E FINALMENTE HO POTUTO VEDERLI BENE NEI LORO VISETTI… MI SEMBRAVA IMPOSSIBILE CHE FOSSERO MIEI… I MIEI FIGLI… ERO MADRE! FINALMENTE ERO ANCHE IO UNA MAMMA!!

CHE DIRE DI QUEST’AVVENTURA? CHE SONO FELICE DI AVERLA VISSUTO IN TUTTO E PER TUTTO. NONOSTANTE IL DOLORE PROVATO PER IL TRAVAGLIO E SOPRATTUTTO PER IL DOPO DEVO AMMETTERE CHE E’ VERO QUANDO SI DICE CHE CI SI DIMENTICA DI TUTTO. CERTO, FA MALE… MI E’ DIFFICILE CREDERE A QUEI RACCONTI DI DONNE CHE DICONO CHE NON SI ACCORGONO DI PARTORIRE.
MA E’ UN DOLORE CHE SI PUO’ SOPPORTARE, PERCHE’ TI PORTA VERSO UNA GIOIA IMMENSA CHE PENSO NON SI POSSA PROVARE IN NESSUN ALTRO MODO.

RAGAZZE CARE, CHE DOVETE ANCORA PASSARE LA FASE DEL PARTO, STATE CERTE CHE CE LA POTETE FARE… CE L’HO FATTA IO, NE HO FATTI DUE BELLI GROSSI E SONO ANCORA QUI, VIVA ED INTERA.

CE LA POTETE FARE TUTTE.

CI SONO TANTE PERSONE CHE DOVREI RINGRAZIARE PER QUESTO MERAVIGLIOSO DONO, TUTTE QUELLE CHE HO CONOSCIUTO IN QUESTI ULTIMI TRE ANNI DALLA RICERCA DELLA GRAVIDANZA ALLA NASCITA DEI MIEI BELLISSIMI BAMBINI. VOI COMPRESE, CHE MI SIETE SEMPRE STATE VICINE IN OGNI MOMENTO E MI AVETE DATO LA FORZA DI ANDARE AVANTI.

MA CE N’E’ UNA CHE SO MI HA VEGLIATA PIU’ DELLE ALTRE… MIA NONNA, CHE HO SCOPERTO ESSERE UNA PERSONA MERAVIGLIOSA QUANDO ORMAI ERA TROPPO TARDI. MI CHIEDEVO SE MI AVREBBE MAI PERDONATA PER AVERLA TRATTATA COME UNA VECCHIA SENZA SAGGEZZA. ORA SO CHE LO HA FATTO! ED IL SEGNO TANGIBILE DI QUESTA CERTEZZA E’ CHE I MIEI BAMBINI SONO NATI IL GIORNO IN CUI LEI HA DECISO DI LASCIARCI, IL 9/2 DI 9 ANNI FA.
MI HA FATTO QUESTO REGALO… E CHISSA’ CHE L’ANIMA DI ELETTRA O DI TOMMASO NON SIA PROPRIO LEI, TORNATA QUAGGIU’ PER VIVERE CON ME QUELLO CHE PER COLPA MIA NON SIAMO RIUSCITE A VIVERE PRIMA.
FEDERICA, ELETTRA E TOMMASO

raffina
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Messaggio da raffina »

vi avverto, è lunghissimo. ci ho messo un mese e mezzo, tra pannolini e biberon, a scriverlo. se desiserate tagliare tutta la parte intoduttiva andate direttamente a ***

Domenica 24 luglio.
Sono ricoverata da giovedì, ma è deciso, domani mi indurranno il parto. Mi spiegano che la mia pressione alta, la ritenzione idrica, il fatto che siano due e che ormai sono alla 37 settimana finita impongono di non aspettare oltre. Solo il fatto che io sono decisa a tentare un parto naturale fa slittare il cesareo, ma non l’induzione con il gel.
Mando a casa il mio amore abbastanza presto: domani sarà una lunga giornata…
E così rimango sola. Mi carezzo la pancia e non riesco a non piangere. E’ l’ultima notte, dico in un sms ad un mio amico, ma è così difficile lasciarli andare. E’ stata una gravidanza stupenda, meglio di come mi aspettassi, meglio di quanto l’avessi sognata per anni. Mi sono goduta ogni minuto, perdendomi spesso nel “mio piccolo mondo” come lo chiamava Piero: ad ascoltare tutte le sensazioni che la Vita dentro la mia pancia mi regalava. Vita pura, Vita al quadrato. Due cuoricini che hanno cominciato a battere dentro di me regalandomi la gioia più grande della mia vita.
Piango in silenzio, mentre la mia vicina dorme. Non posso smettere. Dormo poco e ascolto i vagiti degli altri bimbi, quelli già nati. Mi sembrano ancora così lontani quei vagiti. Ancora un mondo che deve venire, una realtà che ancora non è qui.
Mi sono goduta tutta la gravidanza, sentendo sempre molto presenti gli esserini che mi porto dentro. Solo da quando sono qui in ospedale, quattro giorni lunghi come un mese, mi sembra di essermi allontanata da loro. Mi sembra di averli trascurati. Colpa dell’effetto che il ricovero ha avuto su di me. Mi sta lentamente trasformando in un’ameba. L’inattività, la mancanza di stimoli diventano una specia di cancro che ti fa perdere ulteriormente interesse e forza. Come avrà fatto quella della stanza di fronte che è qui da più di un mese?
Ma stasera eccomi più vicina che mai all’Idea che pulsa con un doppio cuore dentro la mia pancia. La nostra ultima notte insieme, piccini miei, l’ultima notte in cui siamo una cosa sola, miei pinguinetti. Accarezzo la pancia e piango…

E arriva il lunedì. Il dottore mi spiega che mi faranno questo gel che dovrebbe fare partire le contrazioni, poi verrò monitorata con il tracciato cardiotocografico.
Mi visita e in trentasei anni di vita, varie frequentazioni con la pma e quasi nove mesi di gravidanza è la prima volta che una visita mi fa così male. Per non farmi mancare niente dopo il dottore mi visitano anche due studentesse. Urlo che mi sentono per tutto il piano….
Il dottore sentenzia: “collo lungo ancora un centimentro, dilatazione di un centimetro circa ma orifizio interno ancora chiuso”. Puntualizzo che secondo me il centimetro di dilatazione non c’era prima della visita stessa.
Mi iniettano il gel che già di suo brucia e che sulla mia patatina maltrattata da mezza università ha un effetto devastante. Mi portano in barella in camera perché non devo alzarmi per un’ora.
Mi attaccano la macchina per il tracciato che non arriva oltre il 30% a segnare le mie contrazioni. La prima dose di gel ha fallito il suo scopo.
Quando il medico stacca il turno mi dice che la seconda dose preferisce farmela la mattina dopo perché vuole essere presente lui. Il mio amore torna a dormire a casa, con la speranza che l’indomani sia il giorno buono.

Io mi sento spaesata e delusa. Cosa sta succedendo? Perché non rispondo alla stimolazione? E cosa succederà ora?
Il medico del turno di notte lo conosco, è lui che mi ha detto il sesso dei miei cuccioletti a diciassette settimane di gravidanza, quando abbiamo fatto quell’eco a pagamento per avere la videocassetta. E’ inoltre lui che mi ha fatto la morfologica e alcune delle altre eco di accrescimento.
Lui mi spiega che il gel ha lo scopo di far maturare il collo dell’utero e non di procurare le contrazioni: quelle sono solo la relativa conseguenza. Domani si riprova.
Così affronto un’altra notte. Ma l’altra non doveva essere l’ultima?
I miei cuccioli non vogliono ancora uscire. Non sono pronti? Questo mi preoccupa. Chi sono io per forzarli se loro non si sentono ancora pronti? Perché dobbiamo stanarli a forza?
Ma i medici non ne vogliono sapere. Marco e Chiara devono nascere al più presto.
E quindi un’altra notte io e la mia adorata pancia. Quanto mi mancherà dopo?

E’ martedì. Arriva il medico e mi visita nuovamente. Questa volta l’ostetrica, una di quelle simpatiche con cui abbiamo riso e scherzato in questi giorni, mi da il suo braccio da stringere, pentendosene subito dopo: le lascio i segni.
Questa volta l’orifizio interno è aperto, ma la dilatazione non è molto più di ieri. Il medico mi dice: “Sento la testa del maschietto! E come si muove!” Lo sento muovere anche io… da un’altra prospettiva…
Mi fanno nuovamente il gel e di nuovo mi attaccano la macchina del tracciato.
Nel frattempo arriva Piero che è andato a prendere sua mamma alla stazione. Teoricamente dovrebbe ripartire già domani sera. Li mando dall’amico di mia sorella che lavora alle ferrovie per cercare un altro treno. Non vorrei mai che dovesse ripartire senza aver visto i nipotini…
La prima dose di gel della giornata ha più o meno lo stesso effetto di quella di ieri: nessuno.
Me ne fanno un’altra a distanza di 5 o 6 ore. Questa volta va un po’ meglio. Invento un gioco: senza guardare il display del cardiotocografo riesco a indovinare l’andamento del grafico che indica le contrazioni. “sale, sale, sale, ora è fermo…. scende, scende….”
Le contrazioni ci sono, ma sono assolutamente sopportabili.
E un’altra giornata è passata senza risultati: alla visita non rilevano grosse novità.

Passa un’altra notte. Ormai mi chiedo se sarà l’ultima. Cerco di approfittarne per coccolarmi ancora la mia pancia. Le contrazioni sono finite e io sono tranquilla.

Arriva il mercoledì. Nuove dosi di gel. Una al mattino presto, una nel primo pomeriggio e l’ultima nel tardo pomeriggio. Prima dell’ultima la visita dice due – tre centimetri di dilatazione. Bene! Forse ci siamo!
In effetti le contrazioni cominciano a farsi più forti. Se cammino le sento di meno, se sto sdraiata le sento di più. Mi chiedo se lo scopo, a questo punto, possa essere la “gestione del dolore”, in quanto il dolore è comunque abbastanza sopportabile, e non so quanta efficacia abbiano le contrazioni.
Se sto a gambe divaricate fa più male. Può servire? Lo chiedo all’ostetrica che se ne sta andando perché ha finito il turno del pomeriggio. Mi risponde “sì, fai spazio, fai spazio!”
Così comincia il turno di notte e io diligentemente respiro e “faccio spazio”. Sembra che ci siamo…
Tra una contrazione e l’altra, che cominciano a diventare più dolorose, ad un certo punto la mia pancia si sposta tutta verso destra. E’ buffissimo! A sinistra non c’è niente: toccando la pelle questa cede e si sente il vuoto sotto. Lo faccio notare a Piero. Chissà che sta succedendo là dentro!

Il mio amore poggia la testa sul letto e si addormenta. Lo lascio dormire: se tutto va bene presto ci sarà da divertirsi.
Cala la notte e il sonno mi prende. La cosa strana è che si porta via le contrazioni. All’inizio penso sia solo un momento, una fase, ma poi con tristezza devo capitolare: si sono di nuovo fermate. Mi faccio visitare e l’ostetrica mi dice che non è cambiato niente dall’ultima visita. Le contrazioni non sono state efficaci per niente.
Disperata sveglio Piero e lo mando a casa. Cosa succederà domani?

Sono arrivata a giovedì e i miei bimbi non sono ancora nati. Non sono nati il 24, compleanno di Giacomo. Non sono nati il 25, compleanno di Marisa. Non sono nati il 27, compleanno di Adriana. Neanche il 26, come qualcuno suggeriva per non fare torto a nessuna delle due zie…
Appena arriva il medico mi viene a chiamare. Io sto lavandomi i capelli nel lavandino. Mi dice “Signora, siamo arrivati fino a qui per la sua forte motivazione. Non mi era mai capitata una così determinata. Altre avrebbero già ceduto. Quello che io posso ancora fare per lei è la rottura delle membrane. Se non funziona questo non rimane nient’altro.”
Sono speranzosa. Mentre aspettiamo che si liberi il lettino gli racconto delle buffe evoluzioni che faceva ieri sera la mia pancia. Lui mi guarda senza dire niente, alza il telefono e chiama un collega che sta di là alle ecografie. Gli dice di venire che vuole controllare una cosa.
Il collega mi fa l’ecografia e dice che ora entrambi sono cefalici! Ieri sera Chiara faceva le capriole! Ecco cos’erano quegli spostamenti… Benissimo! Ora sono entrambi in posizione perfetta!
Il mio medico mi visita, si fa dare l’uncinetto apposito, traffica un po’ e infine dice “Fatto!” mi fa mettere un pannolone e mi dice di camminare per un quarto d’ora. Poi mi attaccheranno di nuovo il cardiotocografo.
Telefono a mio marito: gli dico di venire, senza correre, dopo aver fatto colazione e doccia, ma di venire. Da casa nostra all’ospedale in questi giorni non ci si mette più di mezz’ora. Sua mamma viene anche lei: sono riusciti a spostare la prenotazione, partirà domani sera.

Cammino su e giù per il corridoio. Non succede niente. Passa più di un quarto d’ora. Dopo mezz’ora che faccio vasche incrocio il dottore e gli chiedo “ma quando dovrebbero cominciare ‘ste contrazioni?” Lui mi guarda, guarda l’orologio e mi riguarda scuotendo la testa. Se ne va senza rispondermi. Comincio a scoraggiarmi.
Un’ostetrica e una giovane dottoressa (specializzanda?) mi mettono a letto e cominciano a piazzarmi le sonde della macchina per il tracciato. Ogni volta è una disperazione: Marco e Chiara si muovono parecchio e si perde continuamente il segnale. Tra le mie passeggiate e questa operazione (non ancora finita) il tempo è passato.
***
Il medico irrompe nella stanza e dice “E’ troppo tardi. Basta. Preparatela per il cesareo. Di corsa.”

No! Non è così che doveva andare. Non era questo che doveva succedere. La disperazione mi coglie. Il mio amore non assisterà al parto. Non avrò un parto naturale.
Scoppio a piangere mentre su di me si affannano e in men che non si dica mi hanno depilato un piccola zona, tolto la camicia da notte, orecchini, catenina, occhiali, (la fede non si toglie e me la lasciano) messo flebo e catetere e fatto non so cos’altro e mi ritrovo sulla barella.
Dico alla mia vicina di chiamare Piero e spiegargli la situazione e poi di chiamare mia mamma e fare lo stesso, tenendo presente che è molto apprensiva e quindi cercando di tranquillizzarla.
Sono già davanti all’ascensore quando penso che senza gli occhiali non vedrò i miei cuccioli appena nati e imploro che me li portino. L’ostetrica corre in camera e torna con gli occhiali.
Mi portano in sala operatoria. Mi guardo intorno e cerco di farmi una ragione di quello che sta succedendo. Sono tutti molto gentili. L’anestesista mi rifà alcune delle domande che mi avevano fatto nei giorni scorsi le sue colleghe per un’eventuale peridurale su parto naturale.
Molte persone sono al lavoro intorno a me. Io sono seduta sul tavolo operatorio con le gambe giù su uno sgabello e la testa chinata in avanti mentre l’anestesita mi punta un dito tra le vertebre. Spinge molto e mi dice che sentirò una puntura. Io le chiedo se è sua intenzione entrare direttamente con il dito (per quanto spinge), ma il mio tentativo di essere spiritosa fallisce miseramente. Lei mi risponde in modo serio e qualcun altro le dice “forse voleva essere una battuta.” “Già…” rispondo io ulteriormente demoralizzata.
Mi viene in mente la scena del parto in “Monty Python e il senso della vita” e cerco con un moto di ilarità la macchina che fa “ping”. Vorrei chiedere dov’è, ma questa volta, prima di farmi scappare un’altra battuta a salve chiedo se qualcuno ha visto il film. Credo la stessa persona di prima (vedo solo i piedi di chi mi sta davanti e mi sorregge) mi dice di no e lascio perdere.
Mi collegano al monitor della pressione e delle pulsazioni. Mi fanno sdraiare e mi legano le braccia a mo’ di crocifisso. Questa cosa mi deprime ulteriormente. Chiedo se sia possibile evitarlo ma mi dicono di no, in compenso si offrono di grattarmi il naso che mi prude. Mi mettono l’archetto con il telo per nascondere la pancia.
Qualcuno mi chiede: “Chi nasce oggi?”
Rispondo “Marco e Chiara”
Oggi 28 luglio nasceranno i miei cuccioli Marco e Chiara.
Vedo il mio dottore e la dottoressa giovane. Sono molto affettuosi e premurosi.
Iniziano le danze.
Ho ricordi vaghi dell’operazione. Forse l’anestesia pur essendo locale intontisce anche un po’ il cervello.
Ricordo bene, però quando il dottore ha detto “Ecco il primo!” e ha sollevato Marco al di sopra del telo che mi impedisce la vista. Dice qualcosa a proposito del cordone che ha due giri ma non ricordo dove. Braccia? Collo? Non so…
Lo sento piangere, ma poco, giusto un vagito. Mi dicono “sta bene! Ora gli diamo una prima pulita e glielo facciamo vedere!” e dopo poco mi mettono un fagottino piccolo e caldo sulla spalla sinistra. E’ troppo vicino alla mia faccia perché possa vederlo. Il nostro primo contatto e tutto fisico. Imploro piangendo che mi sleghino almeno il braccio sinistro, che possa accarezzarlo e così fanno.
Lo bacio e lo accarezzo mentre le lacrime mi accecano. Sento il calore sprigionato da questo esserino così piccolo. Sento la sua pelle morbida e liscia. Sento il suo odore dolce e buonissimo. Accarezzo il fagottino e continuo a baciarlo e a parlargli tra le lacrime. Non ricordo cosa gli dicevo, ma non posso dimenticare l’emozione, la tenerezza, l’incredulità. Non ci sono parole per descrivere cosa ho provato. Anche se cercassi di spiegarlo per mille anni non potrei tirare fuori quello che è chiuso nel mio cuore e che non potrò mai dimenticare.
Mentre coccolo Marco nasce Chiara. Anche lei fa un piccolo vagito. Chiedo subito se sta bene, se è sana. Mi rispondono che a prima vista è sanissima ma faranno controlli più accurati dopo.
Piango di felicità. Mi tolgono Marco e mettono Chiara al suo posto. La mia principessina! Sono stata in pensiero per te per nove mesi e ora sei qui, e posso baciarti e accarezzarti e stai bene! Così piccina, ma sana, sana! Continuo a piangere, a baciarla e parlarle, finchè non me la portano via. Ma prima mi riempio i sensi anche del suo calore, del suo profumo, della sua tenerezza.
Poco dopo me li fanno vedere: sono nella stessa culletta chiusa di vetro, girati uno verso l’altra, sembra si vogliano baciare.
Così finalmente li vedo. Sarà banale, scontato, ma sono proprio come me li immaginavo. Quando mi chiedevano “come te li immagini?” non sapevo bene che rispondere. Un po’ per scaramanzia, un po’ perché io li avevo chiari in testa, ma non era facile descriverli. Dicevo solo “piccini, con la testina rotonda e pochi capelli…” Ed eccoli, piccini, con la testina rotonda, e proprio somiglianti all’immagine che avevo in testa. Guardando i bimbi delle altre mamme mi dicevo “ma i miei non sono così, non possono essere così!” E infatti eccoli. Sono i miei… Sono bellissimi.

Dopo che mi hanno ricucita e mi dicono che è tutto a posto, l’operazione è finita, chiedo se posso andare da mio marito. Mi rispondono che no, devo aspettare, devono controllare la pressione, il risveglio della zona addormentata… Mi piazzano di fianco a una signora anziana e aspetto.
Ogni volta che viene qualcuno a vedermi chiedo se posso andare da mio marito. Lotto contro il sonno che mi seduce: voglio essere sveglia quando mi porteranno su e lo vedrò. Tanto insisto che ad un certo punto (forse il tempo è comunque passato) acconsentono e chiamano in reparto per farmi venire a prendere. Ma sfortuna vuole che quella sia l’ora del pranzo, la richiesta rimane inevasa per parecchio, forse si perde e viene dimenticata. Io rimango più di un’ora vicino al passa-lettighe ad aspettare, mentre sopra si preoccupano per me.

Intanto i miei cuccioli scendono al secondo piano, al nido, dove il papà e la nonna li aspettano. Li vedono per qualche secondo prima del bagnetto, poi vengono portati via. Dopo un po’ chiamano mio marito, lo fanno sedere in una stanzetta spoglia e gli mettono in braccio i due battufolini, avvolti nelle copertine termiche, uno per braccio.
E così lui sta lì seduto, solo con i suoi piccini in braccio, con i cuccioletti tanto desiderati e cercati con tanto amore e caparbietà. E finalmente piange, piange tanto e non può asciugarsi le lacrime perché le sue mani sono impegnate a contenere tutta la felicità del mondo che è lì proprio tra le sue braccia.

Io questa scena non l’ho vista. Eppure è stampata nella mia mente nitida come se fossi stata lì. Ed ogni volta che ci penso mi commuovo fino alle lacrime. Non posso raccontarla senza che mi si incrini la voce.

Questa è la storia di come i nostri figli sono venuti al mondo alle 10.09 e alle 10.10 del 28 luglio 2005.

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ceci74
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Messaggio da ceci74 »

cavoli, lo sapevo, mi fate piangere

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raffa
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Messaggio da raffa »

io sono peggio di raffina, 9 mesi per scrivere (finalmente i bimbi dormono ...!)

Giovanni, che essendo il bimbo basso era quello che avrebbe deciso sul tipo di parto, aveva rigirandosi per l'ennesima volta “messo la testa a posto”: a scanso di soprese sarebbe stato un parto spontaneo, quello che io desideravo. Oltre alla normale strizza delle primipare altri due erano i miei timori: mi accorgerò mai di quando il tutto inizia, e cosa ancora più importante, troveremo mai parcheggio? Arrivati al 4 dicembre 2004 (37+2) tutte le mie paure si rivelano infondate. Alle 4 di notte fa svuuup, mi si rompono clamorosamente le acque e non c'è dubbio che sta cominciando. La borsa è pronta ormai da giorni, facciamo finta di non essere troppo agitati e ci mettiamo in macchina per l'ospedale, al quinto semaforo decidiamo definitivamente il nome della bimba, le strade sono deserte e alle 5 di sabato mattina i parcheggi vicino all'ospedale sono fantasticamente vuoti. Mi visita il medico di turno in PS che, constatata dilatazione e contrazioni mi manda in reparto (UMF della Clinica Universitaria del Sant'Anna di Torino, specializzata in gemelli) dove incontro l'ostetrica del turno di notte. Nonostante gli assorbenti e poi i pannoloni dell'ospedale continuo a perdere liquido amniotico in quantità industriale (si riforma al momento) e benedico mio marito che all'ultimo ha avuto l'idea di mettermi un paio di pantaloni di riserva nel borsone. Le contrazioni si infittiscono e si intensificano ma sono davvero ben sopportabili; supersvuotamento di intenstino (la natura fa tutto da sé!) e verso le 8 conosco l'ostetrica che mi seguirà per tutto il travaglio ed il parto, Tiziana, molto esperta e molto cara. Mi sono subito trovata bene a pelle, mi sono affidata completamente a lei e ho cercato di sentire i segnali del mio corpo: mi ha accompagnato donandomi serenità e sicurezza in un momento così importante, avrà per sempre un posto speciale nei miei ricordi. Ogni tanto mi controlla, la dilatazione procede, le contrazioni iniziano però ad essere irregolari, decide per una flebo di ossitocina. Fino ad allora avevamo discusso se epidurale sì o no, io ero più per il no, ma nel momento in cui la flebo inizia a fare effetto le comunico che ho cambiato idea ... L'anestesista, una dottoressa anche lei molto carina, me la fa co nfacilità e dopo inizia il bello. Ci spostiamo dal reparto in sala travaglio e sono ormai immersa in una corrente che non si può più fermare. Io, una persona molto “di testa” sono per una volta uno con il mio corpo, perdo completamente la percezione del tempo e vivo intensamente ogni attimo. Mi sembra passino i minuti ed invece passano le ore, sono presente a me in ogni contrazione, negli intervalli chiacchieriamo e scherziamo. Mio marito mi è sempre vicino (lo lascio allontanare solo per la colazione), è un'esperienza pazzesca da dividere in due. Ormai ci siamo quasi, 8/9 cm di dilatazione, passiamo in sala parto. A Tiziana, che mi ha seguito tutto il tempo si affiancano nuove figure, una ginecologa giovane, due puericultrici e un ginecolo anziano che sta sulla porta e parlotta. La fase esplusiva è molto bella, non sento più dolore e sono molto concentrata, impiego un po' a capire come spingere ma dopo un po' funziona, tutti fanno un grande tifo e sento che presto i bimbi saranno con noi, sono curiosa, non riesco ad immaginarmeli, ho una grande voglia di conscerli. Mi fanno l'episiotomia (ordine del gine anziano, mi sembra di capire che ostretrica e gine giovane non la ritengano necessaria), mi raccontano che si vedono i capelli (il maritozzo mi dice poi che è una bugia per motivarmi ...) e dopo una mezzoretta, sono le 13,08, è nato Giovanni. Me lo mettono sulla pancia, lo sento ciucciare come un riccio, una strana sensazione che dura pochissimo; arriva il gine, mi forano la seconda sacca, lui preme forte sulla pancia e spinge (vogliono che Elisa sfrutti il canale ancora aperto e nasca subito) e alle 13,13 anche lei è nata, pochi istanti a contatto con me e viene visitata. Ci dicono gli apgar (9/9 per tutti e due), mi rilasso, sono felice, andiamo in una saletta post parto dove inizio a vomitare e ad avere brividozzi (l'anestesia?). Ho vissuto un'esperienza intensissima e molto bella a livello personale e di coppia, ma non mi sento ancora mamma. I bimbi li ho intravisti, ero un po' cotta, inizieriemo solo dopo lentamente a conoscerci.

tatona
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Messaggio da tatona »

ogni volta che sento qualcuno parlare del prorpio parto mi commuovo sempre...

tatona

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Vany83
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Re: Racconti di parto gemellare

Messaggio da Vany83 »

Mi emoziona tanto leggere le vostre storie,con tanta fatica, e gioia, di metterre al mondo, i vostri pargoli :celeste: :rosa:

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ririmamma
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Messaggio da ririmamma »

Ciao Raffina!
Questo tuo racconto mi ha emozionato tanto tanto.....forse perchè i tuoi bimbi sono nati il giorno del mio 40esimo compleanno....io sono nata il 28 luglio 1965 alle 13 e 55....la mia mamma se lo ricorda ancora, podalica e.......5,180.
Anche se sinceramente con la terza gravidanza ( prima possibile) spero di non fare due gemelli, altrimenti altro che 2+1...........farei 2+2 !!
Una coccola ai tuoi cuccioli!!

raffina
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Messaggio da raffina »

grazie :oops:

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