Pianti notturni di neonati e bambini: perchè e cosa fare

Il dr. Stefano Tasca, pediatra, risponde in questo spazio alle domande di mamme e papà.

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Dr. Stefano Tasca
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Pianti notturni di neonati e bambini: perchè e cosa fare

Messaggio da Dr. Stefano Tasca »

I pianti notturni, nelle primissime fasi della vita, sono esperienza comune: non sempre è necessario intervenire ma è sempre importante saperne riconoscere la causa. Vorrei fornire qualche elemento per distinguere il pianto/richiamo dal pianto/fase REM del sonno: sono simili ma avvengono in circostanze diverse. Consolare quando è richiesto diviene naturale (dolori, coliche, difficoltà respiratorie da rinite o altro, pannolino sporco, sete) ma NON INTERVENIRE è altrettanto cruciale se si tratta di fase REM. E’ opportuno allora analizzare le circostanze e imparare a contestualizzare il pianto per differenziare il proprio comportamento genitoriale.

Pur non scendendo in particolari è opportuno capire cosa è il sonno e come agisce (in quanto momento irrinunciabile di “ricarica” psicofisica) nell’economia del benessere generale.

Il sonno in se comporta una modificazione dello stato di coscienza che avviene in un periodo di sospensione delle attività relazionali con l’ambiente circostante . E’ caratterizzato da vari gradi di profondità, ognuno con caratteristiche particolari e con differente funzione ma volendo semplificare potremo suddividerne lo svolgersi in due fasi principali: il sonno NON REM e il sonno REM. In sintesi estrema possiamo dire che nel sonno NON REM c’è un rilassamento muscolare completo accompagnato da una diminuzione del metabolismo sia fisico che cerebrale; nelle fasi REM invece (rapid eye movements) si assite ad una emersione degli elementi istintivi (profondi) del sistema nervoso centrale che comporta aumento della frequenza cardiaca, aumento della pressione sanguigna, movimenti rapidi degli occhi ed attivazione di alcune precise zone del cervello, accompagnati da una specie di ”paralisi” (è un termine un pò forte ma illustrativo) del sistema muscolare. Nel sonno fisiologico questa paralisi di ciò che è fisico, separata dall’attivazione di ciò che è psichico, dipende dal grado di maturazione del sistema nervoso e dalle esperienze vissute durante la veglia. Nelle fasi REM dei bambini piccoli (maturazione in corso) l’attivazione muscolare è ancora presente mentre nell’anziano è quasi totalmente assente: questo spiega come mai il sonno dei piccoli sembra più “agitato” di quello degli anziani.

Il sonno NON REM è quello prevalente in quanto a durata mentre il sonno REM, cumulativamente, dura 60-70 minuti in tutto, suddivisi in diversi (da 3 a 5) picchi di breve durata (circa 15-20 minuti ciascuno) che intervengono approssimativamente ogni 2 ore di sonno NON REM..........

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