Mettetevi comode (due anni dopo)

La depressione post parto è una malattia subdola e grave, ed è un malessere sempre più frequente e silenzioso tra le neomamme. Parlarne e prendere atto che esiste è importante! Perciò parliamone insieme, non vergognamoci, chiediamo aiuto, perché se ne può uscire, se ne deve uscire.

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pea_73
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Mettetevi comode (due anni dopo)

Messaggio da pea_73 »

Bazzico spesso qui anche se è un po' che non scrivo.
Avete scritto giustamente di togliere le ragnatele da questo posto e condivido. Quindi vi beccate altre pippe mentali a due anni di distanza.

Si parla tanto di questo amore materno come qualcosa di scontato, universale, assoluto e indiscutibile, e le donne che non lo sentono così, le donne che non hanno tutto questo istinto di accudimento del neonato, le donne che sbagliano, quelle "imbranate" persino, sono delle madri degeneri destinate a crescere degli infelici.

Ormai sorrido quando sento certi giudizi (disgraziatamente anche qui su questo forum) dati spesso con leggerezza e facilità, e non me la prendo, e non mi arrabbio, ho imparato a capire che non è cattiveria, solo ignoranza e superficialità. Forse anche questo è un buon segno.

Invece sappiamo bene che di scontato non c'è nulla, tutto va costruito faticato, percorso in salita.

Ma oggi vorrei riflettere di qualcosa di cui invece non si parla mai, o meglio si parla poco.

Questo qualcosa è l'amore che il figlio -neonato o bambino- prova verso la propria madre -o chiunque sia la persona che si occupa di lui-.

Un "amore", quello sì, scontato, universale e assoluto, come quello di una persona che è in tutto e per tutto dipendente da te, ma che non in un certo senso non ha ancora imparato cosa vuol dire amare e fidarsi, non ha scelta, "ama" e si fida in modo incondizionato perché non esiste altro mondo per lui.

Un bambino riesce ad amare in questo modo pazzesco anche una madre-mostro, di quelle che ti picchiano con la cinghia o ti spengono le sigarette addosso.

Se ci pensate è spiazzante, e lo è quanto più il bambino è piccolo e dipendente da te.

Forse questo, almeno per me, è stato uno dei fattori che ha scatenato il caos.
Ricordo ad esempio quando lo allattavo, anche col biberon, che stringeva i pugnetti e mi piantava due occhi addosso, così vividi, pungenti, innocenti... da perderci la testa.
Oppure quando mi allontanavo dalla sua visuale anche di mezzo metro, lui piangeva e mi reclamava.

Ma tutto questo non potevo viverlo in modo sano? Senza ansia, senza timore, senza disperazione?
Non potevo, perché invece di arrendermi e lasciarmi andare, cercavo disperatamente il modo di difendermi, e così mi sentivo in trappola e senza via d'uscita.

Oggi mi sono arresa. Oggi mi sono lasciata andare, in modo giusto, sano, senza idealizzazioni ma senza ansie, oggi e ogni giorno che passa sempre di più, questo piccolo uomo sta diventando una parte grandissima della mia vita, mi sta dando modo di capire, finalmente, cosa vuol dire essere madre, diventarlo ogni giorno, crescere, capire... amare.
Il mio piccolo uomo oggi parla (ve l'ho detto? ha cominciato all'improvviso con intere frasi).

Ecco mi piacerebbe potervi dire che un sorriso ripaga di tutte le fatiche, mi piacerebbe ma so che è una cosa stupida, che fa incazzare pure un po' falsa in fondo, perché la fatica la pazienza, i giorni e gli anni di vita che queste piccole meravigliose creature ti "succhiano" sono tanti e nessuno te li ridà.

Mi piacerebbe potervelo dire, non ve lo dirò, lo lasciamo in sospeso... vi riporto però il piccolo dialogo che spesso io e Davide facciamo, magari dopo una giornata passata a correre qua e là fra malanni e stress di questi frenetici ultimi giorni di Novembre...

Mamma: "Chi è l'amore di mamma?"
Davide: "Davide..."
Mamma: "E chi è l'amore di Davide?"
Davide: "Mamma!"

:love :love :love
Non prendetemi sul serio, io non lo faccio mai.

Clizia
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Re: Mettetevi comode (due anni dopo)

Messaggio da Clizia »

Ciao Pea, anche io bazzico qui (e ovunque) ma non scrivo quasi mai.
Avevo già letto il tuo messaggio: mi piace come scrivi, la lucidità con cui ti analizzi, mi ci ritrovo. Mi ero detta: poi rispondo. E sono passati due mesi...

Oggi sono a casa da sola, senza marito (e come sto bene... Forse questo sarà un discorso da affrontatre nella sede appropriata...), il pupo dorme ancora ancora per un po', spero.

Parliamo di amore materno? Parliamone.
Quando andrea è nato, ho provato solo un gran sollievo.
Avevo vissuto malissimo le ultime settimane di gravidanza, controlli per la mia ipertensione e il suo IUGR, ecografie, la litania "è piccolo... è piccolo..", la paura che ci fosse anche altro...
Poi è nato, piccolo ma perfino un po' più grande delle stime, non l'hanno nemmeno messo in incubatrice, stava bene.
E io, nel momento stesso in cui l'ho sentito piangere, ho pensato: è finita.

Tutto il resto è venuto dopo, col tempo.

Ti quoto quando dici.
pea_73 ha scritto: Ecco mi piacerebbe potervi dire che un sorriso ripaga di tutte le fatiche, mi piacerebbe ma so che è una cosa stupida, che fa incazzare pure un po' falsa in fondo, perché la fatica la pazienza, i giorni e gli anni di vita che queste piccole meravigliose creature ti "succhiano" sono tanti e nessuno te li ridà.
Ecco, io non lo dico mai.
A volte lo penso, quando mi sciolgo di tenerezza davanti a qualcosa che lui fa, che dice: però dura un attimo, poi ricomincia la solita vita fatta (anche) di capricci, pappe da preparare, ninne nanne, giochi sparpagliati sul tappeto da raccogliere mille volte in una giornata...

Per me essere mamma vuol dire essere costantemente spezzata a metà: quando sono lontana da lui, al lavoro o quelle rare volte che esco, mi struggo, mi manca, ho voglia di tornare. Quando sono con lui, spesso mi annoio, mi chiedo quando giocherà da solo, vorrei che fosse un po' più autonomo, che mi lasciasse un po' di spazio per leggere un libro, guardare un film, andare in piscina.

Ah, sono andata ot, tu volevi parlare dell'amore dei figli verso le mamme... Su questo però non ho molto da dire.
Ho letto fiumi di parole sull'attaccamento e mi chiedo ancora se mio figlio si sia attaccato a me. Il periodo dellla paura dell'estraneo che i sacri testi indicano intorno agli 8 mesi in lui io non l'ho mai notato.
Un vocina -che tento di zittire- mi dice che l'ho lasciato troppo presto, 8 ore al giorno con la baby sitter da quando aveva 5 mesi scarsi. L'attaccamento l'avrà sviluppato... verso di lei.
Ogni tanto quando si sveglia dal pisolino, oppure al nido dove tento di mandarlo-mi dicono- chiama "tata".
Quando lei arriva, vedo la gioia negli occhi di Andrea. La sera spesso non vorrebbe che lei andasse via.
Non voglio essere così patetica da essere gelosa, so che passa comunque molto tempo con lui e sono fortunata perchè è un'ottima persona, molto più paziente di me... però però...

Quando riuscirò a ottenere una rassicurazione da mio figlio? (Ma poi, mi chiedo, è giusto che io la cerchi?)
Oggi ci ho provato:
"Sei contento di stare con la mamma?"
E lui:
"No! - la sua parola preferita - Nonna!"

E vabbè.
:aris

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pea_73
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Re: Mettetevi comode (due anni dopo)

Messaggio da pea_73 »

Clizia capisco che tuo figlio ha poco più di un anno, il mio l'ho lasciato con la nonna da quando aveva 4 mesi e mezzo, e poi al nido a 19.
Io ti dico solo che fino allo scorso anno mio figlio a volte chiamava "mamma" mia madre.
Una volta si spaventò di qualcosa, era in braccio a me, aveva nove mesi, allungò le manine in cerca della nonna che lo prese e si calmò. Io mi sentii una cacca spiaccicata.
Ma poi col tempo le cose cambiano, senza neppure che ce ne accorgiamo.

E' vero finchè è piccolo piccolo il bimbo si attacca al "caregiver" che passa più tempo con lui, ma questo è pure normale, in fondo lui che ne sa.

Mio figlio ha iniziato a parlare a due anni suonati (prima diceva solo poche e singole parole), con frasi intere. E mi si è aperto un mondo. A volte dice e fa delle cose pazzesche -cioè normalissime- ma per me pazzesche.
E' tutta una scoperta, per me almeno, le cose migliorano sempre di più, anche io a volte desidero che mi cerchi un po' meno, specie per giocare, però poi mi accorgo quanto lui si illumini e mi desideri quando mi siedo per terra anche solo a carezzarlo mentre lui traffica con le sue cose.
E mi dice "mamma guadda!", e mi prende la faccia e me la gira con la sua manina per farmi vedere qualcosa.
E a volte mi fa ridere si, ma proprio di gusto, anche questo in fondo è un gran toccasana...

Questo non significa che non mi capiti più di sentirmi sola quando sono sola con lui, quando non c'è il compagno, può succedere ancora, ma le cose sono vissute e inquadrate in un ambito di normalità. E' una noia normale l'ho accettata, la routine quotidiana non è altro che questo.

Comunque ti ripeto per me il primo anno è stato terribile, c'ero dentro in pieno, il secondo anno come te provavo tenerezza ma la stanchezza, la noia, la solitudine comunque permanevano come una sorta di radiazione di fondo.
Quest'anno invece anche questo va decisamente meglio e soprattutto quello che vedo di buono nel bilancio inizia ad essere decisamente più di quello che vedo di "cattivo"... e non è poco.

Per i tempi di risposta... non preoccuparti ti capisco perfettamente!
Non prendetemi sul serio, io non lo faccio mai.

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Re: Mettetevi comode (due anni dopo)

Messaggio da Clizia »

pea_73 ha scritto: fino allo scorso anno mio figlio a volte chiamava "mamma" mia madre.
Una volta si spaventò di qualcosa, era in braccio a me, aveva nove mesi, allungò le manine in cerca della nonna che lo prese e si calmò. Io mi sentii una cacca spiaccicata.
E' una scena che ho già vissuto... con la sua tata, però.

Tornando al discorso dell'amore dei figli, spesso si dice che è assoluto, incondizionato, ecc.
Io non se sono così convinta. E' vero, lui ti ama in quanto mamma, ma a che prezzo?
Forse mi analizzo troppo, forse mi giudico troppo, ma sto sempre a pesare col bilancino i miei sentimenti e le mie emozioni verso di lui, come se ogni mia parola di troppo, ogni reazione appena al di sopra delle righe potesse causare in lui chissà quale trauma... Questa responsabilità mi pesa molto.

Per me i mesi più difficili di mio figlio sono stati proprio gli ultimi sei (dall'anno in poi), non mi pesava la dipendenza, l'allattamento, ecc. lo trovo molto più difficile adesso da gestire che non un anno fa.
Poi mi rendo conto di un'altra cosa, anche se mi direte che ho scoperto l'acqua calda. Cresce e matura "a scatti": quando mi sono abituata a certo bambino, che fa e dice certe cose, lui repentinamente cambia: quello che facevo (e che gli andava bene) non va più, vuole altro. E ogni volta mi spiazza, mi devo adeguare.

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Re: Mettetevi comode (due anni dopo)

Messaggio da pea_73 »

Clizia ha scritto: Tornando al discorso dell'amore dei figli, spesso si dice che è assoluto, incondizionato, ecc.
Io non se sono così convinta. E' vero, lui ti ama in quanto mamma, ma a che prezzo?
Sai ancora oggi mio figlio quando lo vado a prendere a casa della nonna non vuole venir via. A volte piange quando mi vede perché significa tornare a casa. Ma è un'altra cosa.
La nonna e la casa della nonna sono per lui come il paese dei balocchi. Il posto dove tutto si può toccare e nessuno gli dice mai di no. Poi certo vuole un gran bene alla nonna. E avere tutte queste persone intorno gli da sicurezza.
Ma il modo in cui lui mi "cerca" e soprattutto cerca la mia approvazione nel fare qualcosa... non so spiegartelo bene... è diverso.
Anche se io sono quella che lo sgrida e non sempre a ragione (tipo ieri che era tutta una lagna e poi gli è venuto il febbrone, povero e l'ho pure sgridato assai), e quella che gli pone certe regole, poche eh... ma quelle poche ci sono.
Però lui si muove con noi, noi genitori, in un ambito diverso, di sicurezza -forse proprio le regole lo fanno sentire sicuro- e nel tentativo continuo di spingersi oltre, di capire fino a dove può arrivare, si costruisce un rapporto che non è come può essere quello con una nonna o tantomeno con una "tata".
Perché il bambino percepisce gli occhi e non solo il cuore dei genitori puntati su di lui in un misto di orgoglio, stanchezza, e naturalmente amore si, ma un amore fatto di tante cose.
Forse mi analizzo troppo, forse mi giudico troppo, ma sto sempre a pesare col bilancino i miei sentimenti e le mie emozioni verso di lui, come se ogni mia parola di troppo, ogni reazione appena al di sopra delle righe potesse causare in lui chissà quale trauma... Questa responsabilità mi pesa molto.
Questo lo facevo anche io poi ho imparato che sono tutte sciocchezze. Il bambino è un essere umano e qui deve vivere, fra gli esseri umani. Esseri umani veri, in carne ed ossa, con tutti il loro limiti e virtù, ma che non sono usciti da una puntata di sos tata...
Quindi se tu gli vuoi bene e ti metti dalla sua parte sempre, non succederà nulla alla sua personalità se lo sgriderai una volta di troppo. Ce la mettiamo tutta di più nun se pole.
Per me i mesi più difficili di mio figlio sono stati proprio gli ultimi sei (dall'anno in poi), non mi pesava la dipendenza, l'allattamento, ecc. lo trovo molto più difficile adesso da gestire che non un anno fa.
Poi mi rendo conto di un'altra cosa, anche se mi direte che ho scoperto l'acqua calda. Cresce e matura "a scatti": quando mi sono abituata a certo bambino, che fa e dice certe cose, lui repentinamente cambia: quello che facevo (e che gli andava bene) non va più, vuole altro. E ogni volta mi spiazza, mi devo adeguare.
per me i più difficili sono stati fra i due e i nove diciamo. Dopo è iniziata la discesa ma con molta lentezza...
Non prendetemi sul serio, io non lo faccio mai.

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Re: Mettetevi comode (due anni dopo)

Messaggio da Clizia »

pea_73 ha scritto: Mio figlio ha iniziato a parlare a due anni suonati (prima diceva solo poche e singole parole), con frasi intere. E mi si è aperto un mondo. A volte dice e fa delle cose pazzesche -cioè normalissime- ma per me pazzesche.
E' tutta una scoperta, per me almeno, le cose migliorano sempre di più, anche io a volte desidero che mi cerchi un po' meno, specie per giocare, però poi mi accorgo quanto lui si illumini e mi desideri quando mi siedo per terra anche solo a carezzarlo mentre lui traffica con le sue cose.
E mi dice "mamma guadda!", e mi prende la faccia e me la gira con la sua manina per farmi vedere qualcosa.
E a volte mi fa ridere si, ma proprio di gusto, anche questo in fondo è un gran toccasana...
pea, che illuminazione rileggerti a distanza di tempo!
Mi sta accadendo proprio quello che tu descrivevi: adesso parla, fa i ragionamenti, stamattina in macchina abbiamo passato mezz'ora a... fare conversazione! :aris
Mi sorprende per tutto quello che riesce a ricordare, per in collegamenti che fa... Mi fa ridere!

Ed è un continuo "mamma, mamma!": ogni tanto provo a dirgli "chiama qualche volta il babbo!" però in fondo mi sciolgo... E quando mi abbraccia e dice "mamma, tanto bene!" penso che, onestamente, anche solo per questo vale la pena vivere.

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Re: Mettetevi comode (due anni dopo)

Messaggio da pea_73 »

E' proprio così Clizia, e va sempre meglio...
Adesso ne ha 3, è tutto un "perché?" "E perché mamma?"

Ieri siccome voleva un altro pezzo di pane, è arrivato ad inventarsi che lo aveva punto una zanzara e che il pane fa bene contro le bolle :aris

Il desiderio del secondo è frenato solo dal terrore di rivivere certi momenti, con lui che è grande e che oggi potrebbe capire....

Quindi per ora me lo godo, poi si vedrà! Un abbraccio!
Non prendetemi sul serio, io non lo faccio mai.

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