logopedia... che ci aspetta?

Un luogo dove parlare di dislessia, discalculia, disgrafia, disortografia e in generale delle difficoltà d'apprendimento.

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pinz
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Re: R: logopedia... che ci aspetta?

Messaggio da pinz »

@giordi: i miei figli vengono dallo stesso istituto, avevano persino la stessa maestra
Fuori dall'istituto non erano mai a scuola. In istituto sono stati entrambi poco meno di due anni.
Lì facevano due ore di attività scolastiche con la maestra e sono arrivati entrambi sapendo qualcosina, ma meno di uno dei bambini di qui che abbia fatto la materna (nel caso di Pinzetta che ha iniziato dalla prima) o la prima (nel caso di Pinzino che ha iniziato dalla seconda).

La differenza è stata evidente: dopo 6 mesi di scuola, Pinzino aveva colmato il gap su tutto (italiano a parte)... Pinzetta è stata alla rincorsa per anni, poi con la diagnosi ha preso altre vie
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brusytoby
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Re: logopedia... che ci aspetta?

Messaggio da brusytoby »

Anche sugli adottati non si può generalizzare, ecco i casi che ho seguito da vicino:

- bimbo colombiano, riflessivo, dotato di grande concentrazione, pacato e calmo di indole, arrivato a 3 anni, fece a 4 anni un corso di musica con mio figlio (il mio aveva un anno in più): il confronto era allucinante, il mio non stava fermo, non seguiva e faceva fatica con la tastiera, l'altro era un mostro di bravura e non sembrava neanche un bambino arrivato da poco dalla Colombia. Idem a scuola: sempre bravo, autonomo e responsabile
-bimba pakistana arrivata a 9 anni, messa in terza in una scuola Montessori, a fine quinta era al pari degli altri. Anche questa bimba riflessiva e dotata di elevata capacità di concentrazione e di voglia di fare (passammo l'agosto insieme, lei era arrivata in Italia da neanche un mese e non vi dico come si esercitava nel nostro alfabeto e come scriveva....mentre io dovevo litigare con mio figlio per dare i compiti...)
- bimba indiana arrivata a 9 anni e messa in terza in classe con mio figlio. Ha sempre arrancato ed a fine quinta ancora non aveva colmato il gas sul linguaggio.
Alle medie hanno scoperto il dsa ed ora sta facendo il professionale di grafica/moda perché era impensabile mandarla in un liceo per le lacune che aveva e le enormi difficoltà...

Certo è che non bisogna collegare ogni difficoltà all'adozione perché si rischia di coprire eventuali dsa o altre difficoltà, come accadde a noi che le difficoltà di lettura e scrittura vennero attribuite dallo psicologo all'adozione, mentre invece il suo linguaggio era perfetto e le difficoltà di lettura e scrittura erano sintomi di DSA.
Sintomi comprarsi già dopo due mesi di scuola dove la maestra riscontrava che era già indietro, però anche la fisicità, immaturità ed esuberanza di mio figlio oscurarono le vere ragioni delle sue difficoltà....
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pinz
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Re: logopedia... che ci aspetta?

Messaggio da pinz »

Non bisogna generalizzare, ma è vero che negli adottati sono maggiori le difficoltà relative agli apprendimenti, proprio legate alle mancanze di stimoli, ai traumi, alla malnutrizione o all'incuria in cui hanno vissuto i loro primi anni.
Quel che non ritengo giusto è pensare che "passerà" .... i problemi emergono subito, bastano pochi mesi di scolarità per rendersene conto, quindi - se da un lato è giusto attendere a fare diagnosi, perché sarebbero inevitabilmente scorrette o incomplete - dall'altro è giusto intervenire per supportarli nel recupero (per quel che si può recuperare).

Io ho presenti anche parecchi bimbi ado no problem a livello scolastico e proprio problemi non ne hanno di nessun tipo, se non quelli legati all'apprendimento della lingua, che però è ben circoscritto.
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brusytoby
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Re: logopedia... che ci aspetta?

Messaggio da brusytoby »

Concordo con Pinz, quindi Giordi inizia questo percorso di logopedia con serenità e fiducia e vedrai che man mano che andrete avanti la situazione diventerà più chiara...
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Titti68
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Re: logopedia... che ci aspetta?

Messaggio da Titti68 »

Anche nella "terapia" secondo me non bisogna generalizzare.
A volte per i problemi dovuti all'adozione e all'incuria dei primi anni di vita non bisogna intervenire ma solo dare tempo, a volte si deve intervenire subito, a volte bisogna solo accettare la presenza di un danno irreversibile e gestirne gli effetti.
Nel caso di mio figlio la deprivazione nei primi due anni di vita e il cambio di lingua senza aver assimilitato la lingua madre, ha determinato un ritardo di linguaggio su cui i vari npi hanno sempre ritenuto di non intervenire.
Un po' perché il danno non era comunque pienamente recuperabile, un po' perché l'intervento avrebbe peggiorato il suo stato ansioso provocando effetti in senso opposto (a 5 anni balbettava).
A distanza di anni, posso dire che le difficoltà si sono molto attenuate (ora scrive quasi senza errori di ortografia riuscendo a riconoscere tutti i suoni), ma ne permangono altre che si porterà dietro tutta la vita, che riguardano proprio la capacità espositiva e che i prof delle medie hanno subito individuato.
Diciamo che non sarà mai un affabulatore, anche se un discorso preparato e provato più volte lo sa ripetere in modo efficace, e riesce ad avere buoni risultati scolastici (migliori negli scritti).
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manira
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Re: logopedia... che ci aspetta?

Messaggio da manira »

Titti sicuramente hai ragione: anche la terapia va calibrata caso per caso.
Rispetto alla possibilità di attendere o meno ad intervenire credo che giochi un ruolo fondamentale l'età di arrivo del bambino. Se questo arriva in Italia (o comunque in famiglia) in età scolare, necessariamente sarà catapultato molto presto nel mondo della scuola. Mondo che e' estremamente richiedente sotto molti punti di vista.
Se fin da subito il bambino manifesta importanti difficoltà (onde evitare equivoci sottolineo che non tutti i bambini adottati da "grandi" ne abbiano, ma una percentuale significativa si'), aspettare troppo potrebbe essere deleterio. Sicuramente bisogna avere la fortuna di trovare specialisti davvero preparati che possano supportare i genitori nella scelta di cosa fare.
Non sempre e' semplice decidere su cosa e come intervenire perché talvolta ci si trova a dover gestire contemporaneamente molte "emergenze" (emotive, comportamentali, linguistiche, cognitive ecc). Capire a cosa dare la precedenza e su cosa invece si possa aspettare a volte diventa un bel rebus. Per questo citavo il fatto che nel nostro caso gli specialisti abbiano molto dosato gli interventi logopedici iniziali: proprio per sottolineare che le terapie necessariamente devono essere diverse e calibrate sulle esigenze del singolo bambino.
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giordi
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Re: logopedia... che ci aspetta?

Messaggio da giordi »

Manira, io credo che si possa invece affermare che i bambini arrivati grandi di difficoltà importanti ne incontrino comunque.

Un bambino che frequenta la scuola senza conoscere la lingua, ma soprattutto senza conoscere quei codici culturali che gli consentono di "afferrare", al di là della pura barriera linguistica, è un bambino in difficoltà senza se e senza ma.
La differenza forse la fa la somma delle problematiche, che se non è troppo complessa può consentire un recupero veloce e indolore.

Nel nostro caso Moise non ha un passato propriamente drammatico, non ha problemi comportamentali e il suo carattere gioioso, il suo atteggiamento positivo gli sono e ci sono di grandissimo aiuto.

Però è un bambino deprivato. Su questo non ci sono dubbi.
Deprivato materialmente, affettivamente e intellettualmente.
E se sui primi due aspetti è già intervenuta la contraerei e il recupero è impressionante, ci è sempre più chiaro che invece la deprivazione intellettuale sarà una bestia un po' più ostica e che il percorso sarà lungo.

A Moise fino a 6 anni, nessuno ha mai fatto domande, nessuno gli ha insegnato a ragionare in astratto, a pensare al futuro, a esprimere sentimenti, opinioni emozioni.
Quando è arrivato parlava di se solo al plurale ad esempio, non conosceva i colori (non conosceva proprio il "concetto" di colore non le denominazioni) e molto altro.

Ora, indubbiamente il recupero è evidente e il gap con i compagni si sta progressivamente riducendo. Ma qui si tratta di vedere se questa condizione abbia lasciato segni permanenti.
La correlazione tra adozione internazionale e disturbi dell'apprendimento ci è stata prospettata da più di uno specialista.

Io sono fiduciosa ma boh...di stare con le mani in mano a vederlo arrancare (come ci hanno suggerito in molti ...psicologo della ASL incluso) anche no...
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pinz
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Re: logopedia... che ci aspetta?

Messaggio da pinz »

No, giordi, non è vero che i bambini arrivati grandi incontrino difficoltà comunque.
Lo pensavo anche io quando avevo solo Pinzetta. Poi è arrivato Pinzino.
Pinzino aveva 8 anni e non ne ha mai avuti, ma mai mai mai.
E una bimba, arrivata con lui, di 11 anni... ha fatto solo la quinta, poi le medie, uscita con 9 è iscritta allo scientifico (voleva il classico ma hanno ridotto ...)
Quando è arrivata sapeva scrivere in stampatello e leggere come bimbo di prima... eppure...
Per questo io adesso sostengo che le difficoltà non vanno sottovalutate e il bambino che arranca va aiutato
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Re: logopedia... che ci aspetta?

Messaggio da pinz »

Per quanto ovvio.... con le 10 sedute cominci un percorso che non sai quanto durerà e dove vi porterà, ma sicuramente darà degli strumenti a Moise per cavarsela
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letty
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Re: logopedia... che ci aspetta?

Messaggio da letty »

Confermo anche io: non è vero che i bambini arrivati grandicelli abbiano per definizione difficoltà scolastiche.
Il mio maggiore, arrivato a 8 anni, non ne ha avute, ad esempio, se non la necessità, nel primo anno, di essere accompagnato nella lettura di qualunque testo, spiegando i significati parola per parola.
Ma è una difficoltà ben diversa da quella che ha, ad esempil, un bambino dislessico. Fosse anche solo per la velocità con cui ci si rende conto che il gap viene recuperato (parlo del nostro caso, ovviamente).
Per questo concordo con Pinz sul fatto che le difficoltà non vadano sottovalutate.
Poi tutto va contestualizzato rispetto alla realtà del singolo bambino: un conto è un bambino di 8 anni già scolarizzato, altro un bambino mai scolarizzato prima; i livelli di deprivazione possono essere stati diversi; ecc.
brusytoby
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Re: logopedia... che ci aspetta?

Messaggio da brusytoby »

E poi con i bambini arrivati piccoli, spesso si fa l'errore di ritenerli pronti per andare a scuola insieme ai coetanei quando invece, in alcuni casi, sarebbe stato meglio fargli fare un anno in più di materna. Es mio figlio (dsa a parte) era cmq immaturo, era di fine anno, era molto fisico, era zero interessato a colorare, scrivere e leggere e i di sono convinta che gli avrebbe fatto bene fermarlo un altro anno alla materna...idem la figlia della mia migliore amica, arrivata anche lei a 3 ann, e mandata giusta in prima elementare, questa bimba pur non avendo nessun dsa, pur non avendo nessuna difficoltà di linguaggio..era cmq immatura ed ha arrancato per tutte le elementari e medie per poi essere bocciata in prima superiore, finalmente trovare la scuola superiore giusta ed ora, in seconda superiore, sta andando benino, ma rimane ancora immatura rispetto alle sue compagne ed anche sua madre rimane convinta che avrebbero dovuto farle fare un anno di materna in più...
Insomma non è facile, comunque se un bambino arranca va supportato ed aiutato nella maniera opportuna, quello che non aiuta e' la scuola attuale, così tanto richiedente già in prima elementare....(io ricordo come un incubo dover scrivere subito nei due caratteri, dover scrivere subito le parole quando non era in grado di fare le singole lettere....).... Rimango dell'idea che, con una scuola elementare meno richiedente nei primi due anni, molte difficoltà dei nostri figli non sarebbero state così enormi...
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Titti68
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Re: logopedia... che ci aspetta?

Messaggio da Titti68 »

Concordo sul fatto che non esiste l'equazione età di arrivo=maggiori difficoltà.
Esiste solo la storia del singolo bambino e degli effetti che ha avuto, che varia enormemente da soggetto a soggetto.
Serve quindi un progetto per il singolo, che valuti il suo complesso.
Sicuramente tempi lunghi e ritmi non incalzanti aiutano tutti indistintamente, ed è proprio questo che dovremmo richiedere alla scuola, senza farci prendere noi per primi da aspettative elevate e ansie da confronto con gli altri bambini.
Poi, a volte occorre anche prendere atto del fatto che non tutto è recuperabile e reversibile. Ed è questo il lavoro più duro da fare su noi stessi per la serenità dei nostri figli.
Scusami giordi, sono andata un po' OT. Il mio è un discorso generale che nulla ha a che fare con il tuo campione! È più che altro rivolto a me stessa...
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