L'aberrante proposta per curare la depressione post parto

La depressione post parto è una malattia subdola e grave, ed è un malessere sempre più frequente e silenzioso tra le neomamme. Parlarne e prendere atto che esiste è importante! Perciò parliamone insieme, non vergognamoci, chiediamo aiuto, perché se ne può uscire, se ne deve uscire.

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Debora
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L'aberrante proposta per curare la depressione post parto

Messaggio da Debora »

Arriva dalla Sigo (Società Italiana di Ostetricia e Ginecologia) e dall’Associazione Strade onlus un’aberrante istanza presentata al Ministro della Salute Ferruccio Fazio di proporre per le donne in depressione post parto il TSO extraospedaliero a domicilio.  Leggi tutto
Ultima modifica di Debora il 26 giugno 2010, 10:10, modificato 2 volte in totale.
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Re: L'aberrante proposta per curare la depressione post parto

Messaggio da Debora »

care ragazze vi segnalo questo articolo, vorrei chiedere a voi che ne pensate anche in riferimento alla vostra esperienza.
Ciao e grazie :)

Debora
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Biah
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Re: L'aberrante proposta per curare la depressione post parto

Messaggio da Biah »

Io credo che il giusto stà sempre nel mezzo... oggi come oggi la dpp è oggetto di vergogna, scherno, tabù, indifferenza, presa in giro... la maggior parte delle persone pensano per luoghi comuni: hai un bambino sano cosa vuoi di più? pensa a chi non può averne, pensa a chi ha una malattia.... e altre amenità.
Io credo ci voglia inanzitutto meno superficialità, la voglia di approfondire gli argomenti senza giudicare ( è difficile questo lo riconosco) , è inutile riempirsi la bocca di tante belle parole se poi a fatti c'è solo sdegno verso una donna che ha problemi con un figlio...
le strutture sanitarie dovrebbero vedere la DONNA, l'essere umano prima che l'essere madre, prendersi cura oltre che della psiche anche a livello pratico di un aiuto... la mensa dei vecchietti che ti porta primo secondo e frutta a casa, due ore al giorno di assitenza per potere anche solo scambiare due parole, lavarsi, rifare i letti o andare a fare una visita o un esame, organizzare corsi di nuoto o corsi in qualche palestra comunale con una baby sitter che te li guarda un ora, mettere su un progetto di aiuto, assitenza e dare cibo alla mente oltre che allo stomaco ....Perchè si è soli ad affrontare tutto e tutti ed oltre a soffrire, ad essere infelice, a combattere una vita che per chi la vive è una NON vita,bisogna anche difendersi da chi giudica e spara cavolate .. avere un problema con un figlio ( di qualsiasi tipo sia questo problema è troppo vasto l'argomento per elencarne solo uno o due) è visto come una sorta di ingratitudine verso la "bellezza" della maternità, della famosa tela dipinta della Madonnina con il bambinello... è l'immagine che tutti hanno, è il modello che si deve avere per non essere anomale, perchè devi partorire con dolore, perchè devi allattare, perchè devi comunque seguire la casa e magari tornare al lavoro, perchè devi essere in ordine e sorridente, perchè i bambini devono essere con vestiti puliti e mangiare cibo genuino e così via... se si salta qualcosa si è indegne e scatta il giudizio e pregiudizio... si può e si deve fare molto a livello sanitario, più personale competente, più attenzioni, una psicologa magari a disposizione prima durante e dopo il parto, iniziative per trovarsi insieme ad altre madri,... ma questo si scontra ahmè con burocrazia e mancanza di soldi , a mio avviso la cosa primaria e fattibile è parlarne , far conoscere questo disagio, far capire che quell'immagine di Madonnina con il bambinello non è tutto, che dietro a volte può celarsi ben altro che non puoi lontanamente pensare esista... io credo che il volere fare qualcosa sia lodevole e sia un segno forte e chiaro di dire: la DPP esiste, c'è e non biosgna nascondersi, è che questa legge da cosa ho letto nell'articolo la vuole fare in maniera sbagliata , è fatta nuovamente con pregiudizio , con l'idea di dire: guarda questa ingrata... ora ti obbligo io a fare come si deve...
che dire, speriamo in bene , speriamo nel futuro, che qualcosa si muova per le donne, per trovare la dignità di vivere una vita degna di tale nome.
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